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venerdì 22 dicembre 2017

Inter Suning: stretta sui capitali cinesi



Recentemente, l'Inter ha emesso un bond da 300 milioni di euro per rifinanziare il debito con Goldman Sachs contratto da Thohir nel 2015. Il club nerazzurro ha messo a disposizione di tutti i sottoscrittori del bond un documento che illustra i possibili rischi associati alle direttive sugli investimenti esteri emanate ad agosto dal governo cinese.

Lo si era intuito da tempo, ma per la prima volta è la stessa Inter a fare chiarezza mediante un documento ufficiale trovato e tradotto dal sito Calcio e Finanza: le limitazioni imposte dal governo cinese potrebbero negativamente influire sugli investimenti futuri della società di corso Vittorio Emanuele, che Suning potrebbe addirittura essere costretto a vendere. La difficoltà di esportare capitali è ormai tangibile, tanto che finora il club nerazzurro non è ancora riuscito ad incassare i proventi di accordi commerciali precedentemente siglati.  Questo è quanto riportato da Calcio e Finanza.

“La politica e le regolamentazioni del governo cinese e il suo cambiamento rispetto agli investimenti in uscita e valuta estera, nonché le condizioni politiche ed economiche in Cina potrebbero limitare la quantità di investimenti di Suning nell’Inter. Il governo cinese ha recentemente classificato gli investimenti in squadre sportive come “investimenti limitati”. L’Inter è dipendente dai contributi di capitale di Suning ed eventuali restrizioni alla capacità di Suning di fornire tali contributi influenzerebbe negativamente le attività e i risultati delle operazioni dell’Inter. Queste restrizioni possono anche influire negativamente sulla nostra capacità di riscuotere somme a noi dovute in termini di sponsorizzazioni e di altri contratti stipulati con controparti in Cina. L’Inter dipende dai contributi di capitale di Suning sia per quanto riguarda la liquidità necessaria alla gestione ordinaria sia per mantenere i livelli minimi di capitale richiesti dalla legge italiana”.

Il governo cinese ha apportato cambiamenti significativi nelle sue politiche e regolamenti, specialmente in relazione ai controlli sul capitale. Essendo Suning un’azienda cinese, con la maggior parte delle sue attività in Cina, la sua capacità di investire denaro al di fuori della Cina potrebbe essere influenzata negativamente da questi controlli. In risposta al persistente deflusso di capitali dalla Cina, la PBOC e la SAFE hanno implementato una serie di misure di controllo del capitale negli ultimi mesi, comprese procedure di controllo severe per società nazionali cinesi di rimettere valuta estera per investimenti esteri, pagamenti di dividendi e rimborsi di prestiti agli azionisti. Anche il governo cinese ha mostrato interesse alla regolamentazione delle attività commerciali degli investitori in squadre sportive straniere in particolare e, come parte dei suoi sforzi in corso per regolare gli investimenti all’estero da parte delle imprese cinesi, ha pubblicato un insieme di linee guida sugli investimenti il 18 agosto 2017 che classificano gli investimenti all’estero.

Sotto queste linee guida, gli investimenti nel settore dello sport sono stati classificati come “investimenti limitati”. In generale, gli “investimenti limitati” richiedono o la presentazione o l’approvazione da parte della Commissione per lo sviluppo nazionale e le riforme (National Development and Reform Commission) e del Ministero del commercio o delle loro rispettive controparti locali. Mentre alcuni “investimenti limitati” (ad esempio, gli investimenti nel settore sportivo) in precedenza richiedevano solo di essere notifica, secondo le linee guida di agosto 2017 tali investimenti ora richiedono l’approvazione. Se questo dovesse portare nuove leggi o regolamenti sui proprietari di attività sportive all’estero, oppure se la PBOC o la SAFE implementassero ulteriori controlli sui capitali, a Suning potrebbe essere potenzialmente impedito di fare ulteriori investimenti, spinto a ridurre il suo finanziamento all’Inter o potenzialmente essere costretto a vendere l’Inter”.

“Inoltre, mentre aumentiamo il volume di accordi di sponsorizzazione e diritti dei media con controparti in Cina, potremmo anche incontrare difficoltà nell’ottenere i pagamenti a noi dovuti a fronte di tali accordi a causa delle difficoltà nel rimettere la valuta estera fuori dalla Cina. Ad esempio, a partire dal 30 settembre 2017, 25 milioni di euro di ricavi che abbiamo rilevato nell’esercizio chiuso al 30 giugno 2017 sotto il Naming Rights and Sponsorship Agreement non sono ancora stati pagati. Inoltre, 12,3 milioni di euro e 7,5 milioni di euro di ricavi che abbiamo registrato rispettivamente nell’esercizio chiuso al 30 giugno 2017 e nei tre mesi terminati il 30 settembre 2017, nell’ambito dell’accordo di sponsorizzazione con Beijing Yixinshijie non sono ancora stati pagati a causa di ritardi causati dal controllo dei capitali sulla remissione di valuta estera della Cina”.

“Inoltre, l’Inter richiede un impegno finanziario da parte di Suning per certificare la continuità aziendale nei suoi rendiconti finanziari. Senza la lettera di supporto fornita da Suning o ulteriori iniezioni di capitale o le conversioni dei prestiti agli azionisti in azioni, la continuità aziendale dell’Inter potrebbe essere a rischio”.

“Thohir ha perso l’operatività dopo l’estate 2016, quella del doppio pasticcio Mancini-De Boer. Il titolo di presidente per Suning non sarebbe poi così importante. E soprattutto, non volendo sovraesporre Steven, manca un successore che convinca tutti.

Il nodo rimane la quotazione, ora che l’Inter naviga in acque migliori. A luglio però è emerso il freno di Pechino sugli investimenti all’estero che da un lato complica le cose, ma dall’altro potrebbe far tornare in gioco proprio Massimo Moratti. L’interessato nega a modo suo («Mi sto abituando a fare il tifoso, e poi non credo che me lo chiederebbero. Le quote di Thohir le rileverà Suning»), ma potrebbe anche rientrare con una partecipazione limitata. Soprattutto se in parallelo gli venisse proposta una presidenza non solo di facciata, ma con qualche delega. Il tutto per permettere che Steven – con il quale il rapporto è ottimo sin dal primo incontro, nell’aprile 2016 – completi la sua crescita all’interno della società. Scenari futuri. Al momento la cosa più importante per i tifosi è che anche grazie alla riorganizzazione del management del club, decisa in Asia nel luglio scorso, i ricavi sono in aumento e la squadra è tornata a vincere”.



mercoledì 13 dicembre 2017

Donnarumma-Milan, è addio a gennaio?


Gianluigi Donnarumma e il Milan di nuovo ai ferri corti: dopo un'estate convulsa e il mal di pancia espresso attraverso l'agente del giocatore, Mino Raiola, c'era stato il lieto fine e la firma di un prolungamento di contratto che sembrava aver blindato il portiere nel ruolo di pietra angolare della nuova squadra rossonera.

Come è stato scritto sulla Gazzetta dello Sporti, nel prolungamento dell’accordo al 2021 depositato in estate in Lega manca l’allegato con la clausola rescissoria. Sembrerebbe un vantaggio per il club, ma una serie di ragioni potrebbero invece indurre la dirigenza a prendere in considerazione la cessione del "pezzo pregiato".

La cerchia del numero 99 rossonero ha inviato un documento ai dirigenti in cui sostiene di essere stato oggetto di pressioni psicologiche, firmando il rinnovo di contratto senza la necessaria serenità. Se dimostrato, la violenza morale che costituisce un vizio del consenso ai sensi dell’articolo 1435 del codice civile determina l’annullabilità del contratto. Una causa non è stata ancora istruita, ma non è da escludere che possa nascere nei prossimi giorni. Questo perché la tensione tra le due parti è arrivata alle stelle: da una parte Raiola e il desiderio di portare Gigio a Parigi, dall'altro il Milan che si fa forte di un contratto firmato solo la scorsa estate e che non ha nessuna intenzione di perdere il suo gioiello a prezzo di saldo. Ma il rischio c'è ed è concreto. Il mistero della clausola rescissoria da 70 milioni, fatta trapelare al momento dell'autografo sull'accordo fino al 2021, sembra giunto ormai a una definizione. In realtà ve ne erano due, con la seconda legata al mancata raggiungimento della qualificazione in Champions League e che sarebbe ammontata alla cifra più considerevole di 40 milioni di euro. Peccato che questa intesa poi non sia stata depositata in Lega, con i giochi che si sono clamorosamente riaperti.

La strategia del super agente è semplice e chiara: già da un paio di mesi sta portando avanti la trattativa con Nasser Ghanim Al-Khelaïfi, presidente del Paris Saint-Germain. Chiedendo l'annullamento del contratto potrebbe portarlo via a parametro zero la prossima estate, incassando una commissione super, ma attenzione al prossimo mercato di gennaio. Il Milan, se la situazione dovesse andare avanti sotto questo copione, si vedrebbe 'costretto' a valutare una cessione anticipata di qualche mese. Perché il sacrificio di un big era già stato messo in preventivo, per far fronte a quelle che saranno le sanzioni della UEFA in materia di Fair-play finanziario. Tanto che ieri L'ad del Milan, Fassone aveva parlato del rischio di cessione di un big a giugno: "Non dipenderebbe dagli accordi con la UEFA, ma se non dovessimo raggiungere i ricavi sperati, in arrivo eventualmente anche dalla Champions, dovremmo rivedere la nostra strategia. Se andassimo in Europa League sarebbe un abbassamento di 30 milioni di euro per fare mercato e quindi potremmo anche decidere di fare cassa". Ma a quale prezzo? Tutto da comprendere, ora che gli accordi presi sono stati messi di nuovo tutti in discussione.

Date le continue minacce degli ultimi giorni esibite tramite mail, pensare a una riconciliazione rapida e di buon senso è auspicabile ma non così scontata. Ormai sembra sempre più chiara la volontà di Donnarumma e dei suoi agenti di non proseguire con il progetto della nuova proprietà cinese.

E non manca un secondo aspetto importante da considerare, rivelato dal Corriere della Sera: in una serie di e-mail giunte a casa Milan firmate da Donnarumma e dal suo staff legale si sostiene che a metà luglio scorso la firma del portiere sia in arrivata dopo una serie di pressioni psicologiche. Nella doppia pagina che apre il giornale di oggi, tutti i possibili sbocchi della querelle - non ancora definibile contenzioso - ma che sicuramente non può lasciare tranquilli club e tifosi. Donnarumma potrebbe finire sul mercato, forse già a gennaio.

Donnarumma nelle idee di Marotta e Paratici rappresenterebbe un'eccezione: giovanissimo, italiano, forte come pochi alla sua età. Ecco perché la Juventus è tornata a sondare il terreno e sarebbe interessata a Donnarumma qualora il Milan scegliesse di cederlo a una cifra congrua a fine stagione, comunicazione arrivata. Ma nonostante gli ottimi rapporti con Raiola, la risposta è stata chiara: Donnarumma ha già detto no e non cambia idea. Messaggio chiaro e netto alla Juventus, nonostante abboccamenti e una corte serrata che va avanti da tempo. Il Milan dovrà chiarire con Mino la questione nel più breve tempo possibile, la Juve intanto ha ricevuto un "no, grazie" da Gigio. Tra PSG, Atlético Madrid e un Milan irrigidito da questa questione, un futuro ancora una volta tutto da scrivere.



giovedì 7 dicembre 2017

Milan strangolato, Fassone preoccupato: "Dall'UEFA richieste oggettivamente impossibili"



Rifinanziamento entro l 8 dicembre dei 358 milioni di euro da restituire al fondo Elliott il 31 ottobre 2018. Deposito precauzionale di 165 milioni di euro, equipollente alla perdita stimata in eccesso per il prossimo triennio. All’anima del voluntary agreement o accordo volontario che l’UEFA e il Milan avrebbero dovuto sottoscrivere. Entro oggi, il club deve inviare al Club Financial Control Body di Nyon i documenti da analizzare, prima della decisione ufficiale. Ma sono nulle le speranze che il piano di rientro pluriennale sia accolto.

E' un Marco Fassone amareggiato quello che viene fermato dai cronisti all'ingresso della Lega Calcio. E dal d.g. rossonero non arrivano parole di ottimismo: "Stamattina c'è amarezza a leggere i giornali dove si vede un funerale anticipato. Sembra sia già stata presa la decisione. Ho troppo rispetto per le istituzioni Uefa, spero non sia così. Spero siano decisioni neutre. La commissione però ha fatto richieste oggettivamente impossibili non solo per il Milan. Abbiamo integrato i documenti e auspico che si riesca ad arrivare al voluntary, poi rispetteremo le decisioni. Questo sarebbe un accordo per non avere sanzioni nel breve. Non c’è ottimismo, c’è attesa per il pronunciamento".

"Sul rifinanziamento - prosegue Fassone - abbiamo scadenza 2018, sono sempre confidente di poterlo fare a primavera con sei mesi di anticipo. Ora affronteremo questa annata di transizione con il massimo sforzo per ripartire gradualmente con tempi non lunghissimi. Gattuso sta cercando un approccio tecnico e tattico suo, ha bisogno di tempo. Ci vorranno un po’ di partite, ma la speranza che il risultato arrivi subito c’è. Ripensando all’estate, rifarei gli stessi acquisti pur ammettendo di aver commesso uno-due errori. Le correzioni non sempre trasferiscono il risultato voluto. Su 10 che arrivano, magari uno due possono non integrarsi subito. Ma sono forti coloro che abbiamo acquistato".

 Così Marco Fassone ha commentato le anticipazioni di stampa sul Voluntary Agreement richiesto dalla UEFA: "Ho troppo rispetto per la commissione e la Uefa, per comprendere come queste indiscrezioni abbiano anticipato di un giorno la decisione.  Spero che le decisioni siano eticamente neutre nei confronti del Milan". "Recentemente la commissione della Uefa ci ha fatto delle richieste oggettivamente impossibili da accontentare, da parte non solo del Milan ma di qualsiasi club". "Se non ci dovesse essere questa possibilità nonostante la nostra flessibilità ci sarebbe un tema più grande, che riguarda non solo il Milan ma l'istituto - ha aggiunto -. Bisognerà capire bene quale fosse lo spirito con cui è stato ideato il Voluntary e quali sono i club che lo possono sottoscrivere".

In Via Aldo Rossi sapevano che la partita in programma a Nyon sarebbe stata delicata, molto più di quella di Rijeka. Per questo, Marco Fassone, impegnato anche nell’assemblea di Lega, non è partito per la Croazia. La risposta ufficiale dell’UEFA è attesa entro la fine della prossima settimana, di certo prima di Natale, ma il finale della storia sembra scritto.

Secondo l’Uefa, a pesare negativamente non è tanto l’assenza di introiti certi dalla Cina, dove Milan China è partita con grande ritardo complice la burocrazia e non può aver ancora ingranato, quanto l’assenza, entro l’8 dicembre, di certezze sul rifinanziamento. In realtà, Fassone è al lavoro per ottenere dal fondo internazionale Highbridge un prestito superiore ai 400 milioni per avere liquidità, azzerare il debito con il fondo Elliott, spalmarlo su un arco di cinque anni e non più di diciotto mesi, ma l’operazione non si può concludere secondo i tempi strettissimi dettati dalla Federcalcio europea. La due diligence dei conti è in corso da quattro settimane e ne serviranno almeno altre quattro. C’è di più. In queste settimane di frenetiche trattative, il Milan ha scoperto ulteriori paletti operativi che in Via Aldo Rossi non esitano a definire inaccettabili: «Non potevamo farci impiccare».



mercoledì 6 dicembre 2017

Milan: i grandi sogni per l’attacco



Milan, per gennaio l'obiettivo sarà cedere gli esuberi, infatti in vista del prossimo mercato invernale la società ha la chiara intenzione di sfoltire la rosa. Il club di via Aldo Rossi sta cercando una sistemazione per il portiere Gabriel, Vergara, Gustavo Gomez e Paletta. Possibile cessione in prestito anche per il giovane Josè Mauri.

Sembrano essersi decisamente raffreddati i rapporti fra Urbano Cairo, presidente del Torino, e Andrea Belotti in tema di rinnovo di contratto, l'adeguamento promesso dal presidente Cairo tarda ad arrivare, così cresce l'imbarazzo tra le parti. A parlarne è Tuttosport quest'oggi raccontando di un silenzio calato fra le parti dopo i primi confronti sulle cifre e di un malcontento che serpeggia per il rendimento in campo dell'attaccante della Nazionale.

Aubameyang si sarebbe trasferito al Milan già la scorsa estate, ma il club di via Aldo Rossi decise non affondare il colpo: Fassone e Mirabelli preferirono infatti puntare subito su Andrè Silva, tirando fuori la bellezza di 38 milioni, in modo da garantirsi, oltre che le performance del portoghese, anche i buoni uffici di Jorge Mendes, potentissimo procuratore. Mentre Pierre Emerick Aubameyang, l'attaccante del Borussia Dortmund è sempre più ai ferri corti con il club tedesco. Un rapporto che si è deteriorato nel corso delle ultime settimane e che ha portato persino a una sospensione, in occasione della trasferta di Stoccarda, poi persa dalla squadra che decise di affrontarla senza il suo centravanti. Il giocatore sta facendo di tutto per andarsene già a gennaio.

Il Milan potrebbe fare il tifo perché dalla Cina arrivasse un'offerta per Nikola  Kalinic. Il croato, che sta deludendo in questa prima parte di stagione, era stato cercato a lungo in estate da alcuni club cinesi, ma alla fine decise di rifiutare tutte le ricche proposte che erano arrivate in quanto la sua volontà era quella di vestire la maglia rossonera e lo scorso gennaio era stato a un passo dal Tianjin Quanjian, che aveva offerto 40 milioni alla Fiorentina e ben 12 milioni al giocatore per tre stagioni. Kalinic potrebbe permettere al Milan di incassare almeno 30 milioni e così di dimezzare la cifra che presumibilmente il Borussia Dortmund potrebbe chiedere per Aubameyang, per ora si tratta solo di una suggestione, nelle prossime settimane si vedrà se tutto ciò si potrà trasformare in una trattativa vera e propria.




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