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venerdì 29 settembre 2017

Spalletti rivoluziona l'Inter



Per la prima volta in stagione Luciano Spalletti potrebbe pensare ad un nuovo sistema di gioco. Queste sono le indiscrezioni provenienti dalla Pinetina, dove il tecnico sta preparando la trasferta di Benevento. I campani sono ancora alla ricerca del primo risultato utile in stagione. Spalletti sta valutando la possibilità di escludere il trequartista dalla formazione titolare. Due i sistemi di gioco che intrigano il tecnico nerazzurro: 4-4-2 e 4-3-3 che prevedrebbero l’utilizzo di interpreti diversi. Nel primo caso Borja Valero e Vecino farebbero coppia in mediana, con Candreva e Perisic esterni di centrocampo e Icardi-Eder in attacco. Il quartetto di difesa sarebbe invece composto da D’Ambrosio, Skriniar, Miranda e Dalbert.

Se dovesse invece propendere per il 4-3-3, Spalletti potrebbe dare un turno di riposo a Borja Valero, componendo il centrocampo con Gagliardini davanti alla difesa e Brozovic e Joao Mario ai suoi lati. La difesa rimarrebbe invariata mentre Candreva, Perisic e Icardi comporrebbero l’attacco. Ad oggi non c’è ancora alcuna certezza circa la formazione che scenderà in campo a Benevento, ma dovessero essere confermati le voci, sarebbe la prima volta dall’inizio della stagione in cui l’Inter farebbe a meno del trequartista. Proprio Spalletti nella conferenza alla vigilia di Inter-Genoa aveva fatto capire che l’idea di un cambiamento era possibile: “possiamo fare altre cose per sorprendere i nostri avversari”.

A centrocampo Spalletti ha ruotato Vecino, Borja Valero e Gagliardini, ricevendo dai tre risposte alterne. Ne hanno risentito più di tutti gli attaccanti esterni, con Candreva e Perisic costretti a inventare cross o azioni estemporanee partendo da fermi o contro due avversari, e il trequartista di turno, mai liberato tra le linee con i giusti tempi. Lo spagnolo ex Fiorentina, colui che avrebbe dovuto dare qualità al gioco nerazzurro, non sempre ha garantito un rendimento adeguato o è stato capace di velocizzare la fase di impostazione e per questo nella sede nerazzurra ha preso quota l’idea Torreira.

In vista del mercato di gennaio. Lo sguardo dei dirigenti nerazzurri è rivolto all'estero e anche in Italia, dove hanno messo gli occhi su due giovani classe 1996, L'uruguaiano della Sampdoria Lucas Torreira sarebbe il rinforzo giusto per il centrocampo, il tecnico lo vede regista alla Pizarro e stuzzica la fantasia dell'allenatore, pronto a metterlo in cabina di regia come fece con David Pizarro ai tempi di Roma e Udinese.

La Sampdoria gli ha fatto da poco firmare il rinnovo del contratto, adesso valido fino al 2022: Lucas è passato a guadagnare da 180mila a 800mila euro netti all'anno, ma il presidente Ferrero lo ha blindato. Mossa intelligente visto che sull'uruguaiano hanno chiesto informazioni molti club importanti, tra i quali la Roma. L'Inter lo segue dalla scorsa stagione, quando Giampaolo lo ha trasformato da trequartista a regista basso. Torreira si è adattato con facilità e un osservatore nerazzurro, in tribuna domenica al Ferraris per il match contro il Milan, ha preso atto della prova sontuosa dell'ex Pescara, pronto per il salto in una grande. La Samp ha fatto sapere che non intende cederlo a gennaio e che la valutazione del ragazzo si aggira sui 25 milioni. I rapporti tra i due club dopo l'affare Skriniar, e quello legato a Schick sfumato per poco, sono ottimi.

L'Inter ha l'obiettivo di inserire in organico un interprete top per la prossima stagione e ha già chiesto informazioni su Mesut Ozil (Arsenal) e Leon Goretzka (Schalke), entrambi in scadenza di contratto a giugno. Vorrebbe uno dei due a parametro zero per il 2018-19, ma il primo è irraggiungibile come ingaggio, mentre per il secondo la concorrenza, soprattutto del Bayern, è importante. Per gennaio, invece, c'è l'opzione legata al brasiliano Alex Teixeira, che potrebbe arrivare in prestito dal Jiangsu Suning, dove non sta giocando molto.




lunedì 18 settembre 2017

Calcio Genoa: Pietro Pellegri, storia di un predestinato


È il giocatore più giovane ad aver esordito in Serie A, ed il più giovane autore di una doppietta in Serie A.

Primo minuto della ripresa di Genoa-Lazio. Pietro Pellegri prende un colpo deciso da uno dei migliori difensori della Serie A, Stefan De Vrij, cade a terra per un istante e come una molla scatta in piedi pronto per continuare a giocare, senza fare un fiato. È in quel momento che Pellegri, 16 anni e un talento sconfinato, fa vedere come gioca. Prima ancora di segnare due gol sotto la Gradinata Nord («Ho realizzato un sogno . Un gol lo dedico ai tifosi, perché io sono genoano come loro. E uno per il mio papà"») e di spingere un po' più in là i limiti del calcio italiano ed europeo. Faccia da teenager, braccia tatuate e fisico da attaccante già strutturato, nella notte di Pellegri ci sono due record di precocità mica male: con i suoi 16 anni e 184 giorni è il più giovane calciatore capace di segnare una doppietta in Serie A, lui che aveva eguagliato Amedeo Amadei con l'esordio in campionato a 15 anni e 280 giorni; Pellegri è anche il più giovane ad avere realizzato due o più gol nella stessa partita di uno dei cinque maggiori campionati d'Europa dal 2000 a oggi.

Con la doppietta alla Lazio è entrato nella storia del calcio italiano: è il giocatore più giovane (16 anni e 184 giorni) ad aver segnato una doppietta in Serie A. Battuto il record di Piola (17 anni e 104 giorni), che era stato stabilito nel 1931.

 Con il debutto in Serie A in Torino-Genoa del 22 dicembre 2016, Pietro Pellegri - nato il 17 marzo del 2001 - è diventato il più giovane giocatore della storia ad esordire in Serie A. 15 anni e 280 giorni per eguagliare il record del romanista Amedeo Amadei (apparteneva al 1937). Il suo nome, già prima di esordire in Serie A, circolava in giro e la descrizione era sempre la stessa: "Questo è un fenomeno". E lui, che ha giocato praticamente sempre da sotto età, segnava caterve di gol in tutte le categorie, dopo essere cresciuto nella Pegliese, società del quartiere Pegli di Genova. Nel giorno del ritiro di Totti, all'Olimpico di Roma, si presentò (alla sua prima da titolare) con un gol al terzo minuto. Era l'ultima giornata dello scorso campionato e aveva appena segnato un altro ragazzo del nuovo millennio, quel Kean che andò in gol in Bologna-Juve. Pietro si prese di invidia e ammutolì l'Olimpico. Ora, non solo ci sono i gol dei giocatori nati nel nuovo millennio, ma ci sono anche le doppiette. E al secondo gol alla Lazio, realizzato in spaccata da grande campione, non ha trattenuto le lacrime papà Marco Pellegri, team manager del Genoa scelto da Juric ad aprile, dopo il suo ritorno sulla panchina ligure. Marco, che ha giocato nel Genoa fino ai Giovanissimi, portava il figlio agli allenamenti. Pietro si è innamorato del Genoa e porta il numero (64) del padre sulle spalle.

Pellegri il primo gol in campionato lo aveva segnato il 28 maggio scorso all'Olimpico, contro la Roma, nel giorno dell'addio al calcio giocato di Francesco Totti. In molti interpretarono quella rete come un segno del destino, un passaggio di consegne tra passato e futuro. Tre mesi e mezzo dopo, i numeri di questo ragazzo di Genova fanno impressione: nei 131 minuti giocati in Serie A l'ha già messa dentro tre volte, un gol ogni 43 minuti. E ora che Lapadula è fuori per infortunio Juric potrebbe dargli più spazio.

L'Italia ha trovato il suo Mbappé? Il paragone non è azzardato, visto che all'età di Pellegri il francese aveva giocato una manciata di minuti in Ligue 1 con il Monaco e un paio di partite nelle coppe. Il Milan ha fiutato l'affare e con un rapido blitz nelle ultime ore del calciomercato estivo ha messo le basi per concludere l'acquisto a gennaio, approfittando dei problemi dell'Inter che voleva prenderlo in coppia con Salcedo. Ma le altre big del campionato tengono d'occhio la situazione. Intanto se lo gode Juric: «Non è una sorpresa, con lui lavoriamo da tempo. Quando è arrivato in prima squadra era molto grezzo, gli stiamo insegnando i movimenti e a giocare anche con il sinistro. Ha margini di crescita allucinanti». Pellegri segna e cresce anche se, a dire il vero, un piccolo rimpianto ce l'ha: «Non posso neanche vantarmi a scuola perché ho l'insegnante privato e studio di pomeriggio».


sabato 16 settembre 2017

Procura Figc: 2 anni e mezzo ad Andrea Agnelli



Il 25 settembre scopriremo se l’impianto accusatorio di Giuseppe Pecoraro, procuratore Figc, avrà retto al vaglio del collegio giudicante presieduto da Mastrocola. Qualunque sarà l’esito, ci sarà un appello – che lo presentino Agnelli e la Juve o la Procura – ma con ogni probabilità bisognerà aspettare il verdetto del Collegio di garanzia del Coni per scrivere la parola fine alla vicenda (almeno per la giustizia sportiva).

Dovevano essere richieste severe e così è stato. Il procuratore, non ha fatto sconti e nel processo davanti al Tribunale federale nazionale, usa il pugno duro con Andrea Agnelli per la vicenda 'ultrà e biglietti': due anni e mezzo di inibizione per il presidente della Juventus per i suoi presunti rapporti non consentiti dal regolamento con gli ultrà. Tanto potrebbe costare al numero uno bianconero, nel caso i giudici di primo grado ritenessero fondati i capi d'accusa e coerente la richiesta di pena. Non ne resta fuori la Juventus che per responsabilità diretta si è vista richiedere dal capo della Procura Figc l'ammenda di 300 mila euro oltre a due turni da scontare a porte chiuse (eventualmente, possibile la sospensiva in attesa della sentenza di secondo grado) e una terza partita con la sola Curva Sud chiusa. "La procura fa il suo mestiere, in genere non siamo abituati a fare previsioni, se un mese o l'ergastolo. Importante qui è contrastare gli argomenti dell'accusa", ha precisato l'avvocato di Agnelli, Franco Coppi, coadiuvato nel suo team dal legale bianconero Luigi Chiappero. La difesa bianconera ha prodotto una seconda memoria per scardinare gli argomenti di Pecoraro che puntano il dito contro Agnelli sulla presunta autorizzazione della fornitura di abbonamenti e biglietti in numero superiore al consentito, favorendo così il bagarinaggio, e sui presunti incontri con ultras, tra cui Rocco Dominello, coinvolto nel processo 'Alto Piemonte' per legami con la criminalità organizzata." Certo che puntiamo all'assoluzione completa", fa sapere Coppi al termine del processo durato circa 80 minuti.

Vediamo le possibili conseguenze

1 Nel frattempo, se Andrea Agnelli fosse condannato in 1° grado a scontare un periodo di inibizione, la sentenza sarebbe immediatamente esecutiva? Sì, comincerebbe subito, pure se presentasse l’appello.

2 Resterebbe presidente della Juventus? Cosa gli sarebbe vietato fare? Restare in sella o sospendersi sarebbe solo una sua scelta. Per il codice di giustizia sportiva (art. 19), l’inibizione temporanea non comporta la decadenza dalla carica, ma il divieto di rappresentare la società in attività rilevanti per l’ordinamento sportivo nazionale e internazionale; il divieto di partecipare a qualsiasi attività di organi federali; il divieto di accesso agli spogliatoi, in occasione di manifestazioni o gare calcistiche, anche amichevoli, nell’ambito della Figc, con eventuale richiesta di estensione in Uefa e Fifa; il divieto a partecipare a riunioni con tesserati Figc o con agenti di calciatori.

3 Cosa accadrebbe invece in Uefa, dove Agnelli siede nel Comitato esecutivo, e all’Eca, di cui è presidente? Nulla all’Eca, che è un sindacato autonomo, con regolamento privato. E nulla in Uefa, almeno finché la Figc non invierà (non è obbligata) la richiesta di estensione dell’inibizione. In ogni caso, la Figc potrà farla partire solo dopo il pronunciamento del terzo grado di giudizio. E comunque, anche quando l’Uefa ricevesse la richiesta della Figc, Agnelli manterrebbe il suo posto nel board, tutt’al più non ne eserciterebbe le funzioni durante il periodo di stop. Tra l’altro, sarebbe un caso inedito, anche perché Agnelli in Uefa non rappresenta l’Italia ma l’Eca di cui è presidente.

4 C’è un caso in cui Agnelli può decadere da presidente della Juventus? No, nemmeno se dovesse essere condannato in 3° grado a più di un anno di squalifica. In quel caso, secondo lo statuto Figc, decadrebbe dalle cariche federali e sarebbe ineleggibile alle stesse per dieci anni, a meno di ottenere la riabilitazione.

5 E le porte chiuse allo Stadium, in caso di condanna in primo grado, scatterebbero subito? No, se la Juventus, com’è ovvio, in caso di condanna accompagnerà il ricorso alla Corte d’appello con una richiesta di sospensione dell’esecuzione della sanzione.

L’esperto di diritto sportivo e civile Mattia Grassani ha commentato la richiesta di inibizione di due anni e mezzo fatta dalla procura per Andrea Agnelli nell’ambito dello scandalo biglietti. "Premetto che il quantum sanzionatorio richiesto dalla Procura Federale sia nei confronti del presidente Agnelli sia nei confronti del club mi sembra eccessivamente afflittivo e gravoso", ha dichiarato l’avvocato Grassani.

"Detto ciò, il Tribunale Federale Nazionale, Sezione Disciplinare, valutate le risultanze dell'indagine, nonché le difese della Juventus e dei propri dirigenti, qualora dovesse accertare le responsabilità dei deferiti, potrà accogliere la richiesta, in maniera integrale, oppure irrogare sanzioni anche sensibilmente più miti”.


lunedì 4 settembre 2017

Banca Ifis: "Le fideiussioni su Bonucci e Biglia? Per noi normale amministrazione"



L'amministratore delegato di Banca Ifis, Giovanni Bossi, è tornato a parlare ai microfoni di Business Insider, a margine del Workshop Ambrosetti organizzato a Cernobbio, delle fideuissioni bancarie concesse al Milan per le due operazioni legate agli acquisti di Lucas Biglia dalla Lazio e Leonardo Bonucci dalla Juventus.

Come noto, le operazioni che portarono alla chiusura dagli acquisti dei due giocatori, subirono dei rallentamenti a causa dei problemi riscontrati dal Milan nel presentare le fideiussioni bancarie.

Bossi, ad dell'istituto di credito che ha concesso le garanzie per gli acquisti dei due giocatori: "In un'operazione così è centrale prendere rischi e noi lo abbiamo fatto. Lavoriamo con i club di A e B da 20 anni".

"Perché noi abbiamo rilasciato al Milan le fideiussioni legate agli acquisti di Leonardo Bonucci e Lucas Biglia e altre banche no? Beh, dovete domandarlo agli altri istituti di credito...". L’istituto di credito che ha concesso ai rossoneri le garanzie finanziarie per i due acquisti da Juve e Milan. Ecco spiegate le ragioni della mossa fatta da Ifis, istituto di credito specializzato nei finanziamenti commerciali e nella valutazione e acquisizione di prestiti deteriorati.

"In un'operazione di questo tipo, è centrale prendere rischi in maniera consapevole e noi lo abbiamo fatto - dice Bossi -. Abbiamo guardato tutta l'operazione e abbiamo deciso che ci stava perfettamente. Per noi si è trattato di normale amministrazione. Abbiamo chiuso in tempi stretti, visto che in questi casi la rapidità premia. L'ammontare delle fideiussioni? Non è stata una cifra enorme e in ogni caso da quasi vent'anni lavoriamo con le squadre di calcio di Serie A e B. È un filone di cui ci siamo sempre occupati: ogni anni finanziamo e/o garantiamo fino a sei club e non per 500mila euro ma per importi ben maggiori. Sappiamo fare le nostre valutazioni e lo abbiamo fatto anche nel caso di Bonucci e Biglia. Il nostro costo del rischio di credito è tra i più bassi del sistema mentre la qualità del credito è tra le più alte".




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