Codice monitoraggio

domenica 25 ottobre 2015

Chelsea: dopo l'ennesimo ko e la squalifica Mourinho ora rischia



"The clock is ticking", recitava il titolo scelto del Mail on Sunday a proposito della complicata situazione che Josè Mourinho sta vivendo al Chelsea. L'orologio fa tic-tac la traduzione letterale, il tempo sta scadendo è invece la frase che rende meglio l'idea e insieme a lui, probabilmente, la pazienza di Roman Abramovich, che sta rivivendo  gli incubi della stagione 2007/2008.  Era il 20 settembre del 2007 quando lo Special One, alla terza stagione alla guida dei Blues dopo due titoli consecutivi, fu esonerato dopo il pareggio interno contro il Rosenborg al debutto in Champions League.

La macchina che solo cinque mesi fa ha vinto con pieno merito la Premier League non c'è più. Un'altra sconfitta, sestultimo posto in campionato. E Mourinho ancora espulso. E sempre più in bilico sulla panchina dei Blues.

Quinta sconfitta in dieci partite, la crisi del Chelsea è sempre più nera e il futuro di Mourinho resta in bilico. I Blues cadono in uno dei derby londinesi, in casa del West Ham, quando sembravano avere ripreso la partita nonostante l'uomo in meno. Hammers in vantaggio grazie a Zarate, al 17', poi l'espulsione di Matic per somma di ammonizioni complica i piani del tecnico portoghese, che viene espulso durante l'intervallo per proteste. Nella ripresa però, con Cahill, il Chelsea pareggia il conto e prova a vincere la sfida. La doccia fredda arriva al 79', quando Carroll riceve l'assist di Cresswell e segna il definitivo 2-1. Nel recupero, entra in campo anche Angelo Ogbonna.

Il sabato della 10a giornata di Premier League ha confermato la profonda crisi del Chelsea di José Mourinho, che resta impantanato nei bassi fondi della classifica dopo la sconfitta contro il West Ham in trasferta: gli hammers, autentica rivelazione di questo inizio di stagione, salgono al terzo posto a quota 20.

La classifica dei campioni d'Inghilterra in carica si fa ancora più preoccupante: solo 11 punti conquistati in dieci partite giocate, 15 gol fatti e 19 subiti, undici punti dalla capolista Manchester City, che domani giocherà il derby con lo United.

Esattamente come 8 anni fa, qualcosa si è inceppato nella macchina (quasi) perfetta capace di trionfare la scorsa stagione in Premier League, oggi ferma a 4 punti dopo 5 partite, già a -11 dalla capolista Manchester City e umiliata nell'ultimo turno di campionato dall'Everton, dopo aver già pagato dazio con i Citizens nel primo scontro diretto stagionale e in casa col Crystal Palace. Senza dimenticare la sconfitta contro i rivali dell'Arsenal nel Community Shield di inizio agosto. La squadra è in piena crisi di identità e anche i fedelissimi di Mourinho come Ivanovic, Terry, Hazard e Diego Costa non sembrano rispondere più agli stimoli del loro allenatore, la cui posizione inizia a farsi delicata.

Non vanno infatti sottovalutati i primi segnali di rottura con l'ambiente evidenziati dal clamoroso litigio con la dottoressa Carneiro, che potrebbe avere conseguenze in tribunale, e l'attacco diretto alla società per l'arrivo nell'ultimo giorno di mercato dell'ex difensore del Nantes Djilobodji ("Non è un acquisto voluto da me"). Nel post-partita, Mourinho ha dichiarato di essere l'uomo giusto al posto giusto, ma l'Evening Standard inizia a ipotizzare che il portoghese possa essere sollevato dall'incarico ben prima del termine della stagione se i risultati continuassero ad essere questi. Questo nonostante un recente rinnovo fino al 2019 e con l'esordio in Champions, ancora una volta in casa e nuovamente con un avversario morbido sulla carta (c'è il Maccabi Tel Aviv), che rischia di creare nuovi scossoni sulla panchina del Chelsea.



venerdì 23 ottobre 2015

Pelè: 'O Rei' compie 75 anni l'uomo simbolo del 'futebol'



Per molti è il più grande calciatore di tutti i tempi, non per niente è soprannominato 'O Rei'. Oggi, Edson Arantes do Nascimento, meglio conosciuto come Pelé, compie 75 anni.

Il suo nome è scritto nella storia del calcio sin dal 1958, anno in cui Pelé, scende in campo per la prima volta ai mondiali di calcio in Svezia, allora Coppa Rimet, con la nazionale brasiliana contro l’Unione Sovietica. Con i suoi gol - 6 in 4 partite - e il suo talento incanta i tifosi di tutto il pianeta e si laurea campione del mondo a soli 17 anni, il più giovane di tutti i tempi. Da quel momento in poi Pelé, nato il 23 ottobre 1940 in una baracca a Três Corações, nel sud del Brasile, entrerà nella leggenda, gol dopo gol, partita dopo partita, record dopo record. E ancora oggi, a molti anni dal suo ritiro, è uno degli sportivi più popolari del pianeta, dopo aver infiammato i cuori di tifosi e appassionati di calcio ed essersi ritagliato un posto speciale nella classifica dei migliori goleador del mondo.

Pelè prima di diventare il bisillabo più famoso dello sport, ha trascorso una vita da copertina ha regalato record (tra tutti, unico calciatore a vincere tre mondiali, 1279 reti segnate in carriera) e soprattutto sogni.

E continua a coltivarli, come quello di colmare la lacuna di un oro olimpico diventando l'ultimo tedoforo agli imminenti Giochi di Rio, o di portare Zico alla guida del calcio mondiale al posto di Blatter.

Per lui si sono sprecate le iperboli. Atleta del secolo per il Cio, calciatore del secolo - ma ex aequo con Maradona, Pele' secondo i brasiliani e' la prova dell'immortalità', in quanto sopravviverà' a se stesso. O Rei e' stato, ed e' tuttora con Muhammad Ali', l'atleta più celebre della storia moderna, famoso nei punti più remoti dell'Asia Minore come nel cuore dell'Africa, nei deserti australiani come nelle grandi capitali. Nessun altro sportivo ha avuto più spettatori di lui, e la sua faccia è tuttora, molti anni dopo il suo ritiro, tra le più' popolari del pianeta. ''Sono conosciuto più di Gesù Cristo'', disse una volta attirandosi critiche, ma non smentite.

E' stato intervistato e fotografato più di qualsiasi altra persona: statisti, divi del cinema e tycoon vari. E' stato accolto da 'Rei' in 88 nazioni, e ricevuto da 70 premier, 40 capi di Stato e 3 Papi. In Nigeria venne dichiarata una tregua di 48 ore ai tempi della guerra con il Biafra perché tutti, da entrambi gli schieramenti, potessero vederlo giocare. Lo Scia di Persia lo aspettò tre ore in un aeroporto solo per potersi fare una foto con lui, le guardie alle frontiera cinese abbandonarono i loro posti e si spostarono a Hong Kong, attirandosi le ire del regime, solo perché' avevano saputo che la Pelè si trovava quel giorno nella città-colonia. In Colombia Pele' fu espulso durante una partita, e la folla invase il campo costringendo l'arbitro alla fuga. Il match riprese solo con il ritorno in campo del grande brasiliano, a quel punto la folla tornò ordinatamente sugli spalti.

Quando aveva 20 anni in Brasile venne dichiarato ''tesoro nazionale'', e fu quindi proibita la sua cessione all'estero: ci rimase male il presidente dell'Inter Angelo Moratti che sognava di portarlo in nerazzurro e gli aveva fatto offerte molto serie. L'Italia fu anche il primo paese straniero visitato da Pele', nel 1958 quando il Brasile si fermò per due amichevoli sulla strada verso i Mondiali di Svezia, ma il timidissimo ragazzino 17enne già stella del Santos (città' del litorale paulista che lui rese famosa ovunque) non pote' giocare contro Inter e Fiorentina in quanto infortunato.

Pele' è stato immortalato da Andy Warhol nella galleria dei suoi ritratti. Bauru', la città' brasiliana dove comincio' a giocare, gli ha dedicato una statua che produrrebbe miracoli (c'e' chi sostiene di essere guarito toccandola). Cento canzoni narrano la sua leggenda. Iperboli su iperboli, numerose quanto i suoi gol. Ma a ben pensarci tutte insieme non lo raccontano come fa il gesto plastico della rovesciata nel film Fuga per la vittoria.

Da politico (è stato ministro dello sport) e soprattutto come padre e' stato meno fortunato, per sua stessa ammissione, mentre da dirigente, con il suo carisma, ha vinto l'ennesima partita importante, risultando decisivo, come testimonial, per l' assegnazione delle Olimpiadi del 2016 a Rio de Janeiro, rifacendosi cosi' di una delusione ''perché' ho sempre desiderato vincere l'oro dei Giochi e non ci sono riuscito''. Verrà 'ricompensato', a Rio ne sono tutti convinti, facendo l'ultimo tedoforo, quello che accenderà il braciere olimpico, nella cerimonia di apertura dell'Olimpiade carioca. Nessuno più di lui lo merita, anche se in patria c'è perfino chi lo guarda storto per via di certe sue predizioni sballate. Ma Pelè rimane un mito, quello per cui in Brasile scrivono ancora sui muri ''grazie di essere nato''.

Il rivale preferito della stella brasiliana è l'argentino Diego Armando Maradona, che nel suo paese è considerato come il legittimo 'dio del calcio'. E' il giocatore che possiede "la mano di Dio", con cui ha segnato un gol contro l'Inghilterra prima di sollevare la Coppa del Mondo nel 1986. Pelé ha accusato più volte l'argentino di essere un cattivo esempio per i giovani, visto il suo passato di consumo di droga e un comportamento in generale un pò disordinato. Maradona, a sua volta, ha definito Pelé "un pezzo da museo", invece che un'icona del calcio.

Tuttavia, nessuno può negare che Pelé abbia un posto privilegiato nella storia del calcio. Il museo dello Stadio Maracanã di Rio de Janeiro ha il vecchio pallone di cuoio con il quale il 19 novembre 1969 ha segnato contro il Vasco da Gama il suo gol numero 1000 per il Santos. In quel giorno anche le campane suonavano in suo onore. Pelé ha vinto tre Coppe del Mondo con il Brasile nel 1958, 1962 e nel 1970 ed ha segnato 1.281 gol in 1.365 partite, un risultato incredibile.



Serie A: 9a giornata esordio per il Nike Ordem 3 Hi-Vis



Nuovo pallone per il periodo invernale della Serie A. Il pallone sarà caratterizzato da uno schema colori ottimizzato, per migliorarne la visibilità nelle tipiche condizioni atmosferiche invernali. La grafica Visual Power dell’Ordem 3 tradizionale viene rinnovata da un giallo Hi-Vis fluorescente, pensata per permettere ai giocatori di vedere più velocemente il pallone in condizioni non ottimali, li aiuta a prendere decisioni rapide e a reagire immediatamente in uno sport come il calcio in continua accelerazione.

La grafica del nuovo pallone è stata rinnovata da un giallo Hi-Vis fluorescente per permettere ai giocatori di vedere più velocemente il pallone in condizioni non ottimali.

Nike Ordem 3 Hi-Vis è il nuovo pallone ufficiale della Serie A Tim che sarà utilizzato nel corso dei mesi invernali della stagione 2015-2016 sui campi di Serie A, Tim Cup e delle competizioni Primavera. Il pallone sarà utilizzato nei 3 campionati europei più importanti: Serie A, Premier League e Liga. Con l'avvicinarsi dell'inverno europeo e con la riduzione delle ore di luce, il calcio si adatta alle nuove condizioni atmosferiche con il pallone ad alta visibilità. Caratterizzato da uno schema colori ottimizzato, Nike Ordem 3 Hi-Vis presenta un netto miglioramento di visibilità.

La grafica Visual Power dell'Ordem 3 tradizionale viene rinnovata da un giallo Hi-Vis fluorescente. Questa grafica, pensata per permettere ai giocatori di vedere più velocemente il pallone in condizioni non ottimali, li aiuta a prendere decisioni rapide e a reagire immediatamente in uno sport come il calcio in continua accelerazione. Il tocco di palla è ottimizzato dai 12 pannelli geometrici e dal rivestimento in pelle sintetica saldati a caldo, mentre la tecnologia Nike Aerowtrac genera una eccezionale traiettoria di volo.

Questo sistema aerodinamico di scanalature incluse nella trama del rivestimento esterno del pallone stabilizza la palla contribuendo a garantire un costante flusso d'aria sulla sua superficie. Contribuendo a facilitare le decisioni rapide, le reazioni immediate e una traiettoria di volo accurata, Nike Ordem 3 Hi-Vis è stato progettato per migliorare le performance e il gioco.

Il tocco di palla, più precisamente, è ottimizzato dai 12 pannelli geometrici e dal rivestimento in pelle sintetica saldati a caldo, mentre la tecnologia Nike Aerowtrac genera una eccezionale traiettoria di volo. Questo sistema aerodinamico di scanalature incluse nella trama del rivestimento esterno del pallone stabilizza la palla contribuendo a garantire un costante flusso d’aria sulla sua superficie. Contribuendo a facilitare le decisioni rapide, le reazioni immediate e una traiettoria di volo accurata, Nike Ordem 3 Hi-Vis è stato progettato per migliorare le performance e il gioco.




Beppe Marotta: mercato e curiosità



L'a.d. bianconero Beppe Marotta come Agnelli: "Inizio difficile oltre le aspettative: è un anno un pò particolare". C'è stato un rinnovamento profondo, ma non una rivoluzione, un'evoluzione dovuta a fattori diversi. Volevamo abbassare l'età media della rosa, e abbiamo subìto decisioni forti da parte di nostri campioni".

Marotta in conferenza stampa dopo Agnelli ha parlato anche lui a 360 gradi sul mercato e non solo:

" Tevez già lo scorso gennaio ci ha detto che voleva tornare in Argentina. Non c'era alcuna possibilità di trattenerlo. Ci ha chiesto cortesemente di lasciarlo libero, e lo abbiamo accontentato, anche per quello che lui ci ha dato in questi anni".

"Gabbiadini? In base ai nostri attaccanti, abbiamo accettato un'offerta che ha generato una plusvalenza. Il tempo giudicherà. L'assenza delle seconde squadre non ci permette di far crescere adeguatamente i nostri giovani".

"Hernanes è stata un'operazione in extremis. Non rappresentava una prima scelta, ma può far comodo e ci apprezza, non pensavamo di aver preso un fenomeno e in termini economici è stata un'opportunità come dimostra il fatto che l'Inter abbia dovuto registrare una minus-valenza di bilancio. Allegri non ha mai esplicitato richiesta trequartista".

Cuadrado. " Non abbiamo alcun diritto riscatto, è in prestito libero, si è inserito bene. Ha manifestato il piacere di stare con noi e di proseguire in futuro, vedremo poi al momento opportuno con il Chelsea ma è molto probabile una buona conclusione, non ha nessun diritto di riscatto per volere del Chelsea, ma il giocatore vuole restare con noi".

"Berardi? Oggi è tutto del Sassuolo, lo stiamo monitorando, faremo un consultivo a fine stagione, abbiamo ottimi rapporti con il Sassuolo".

“La pista Draxler è stata abbandonata a luglio, dopo un sondaggio in cui lui ha espresso la parziale volontà di trasferirsi in Italia, ma preferiva rimanere in Germania".

Marotta ha parlato anche delle scelte societarie: "Abbiamo fatto un rinnovamento, non una rivoluzione, abbiamo abbassato l'età media da 29 a 26 anni. Anche in un anno di cambiamento vogliamo vincere. Siamo partiti in modo difficoltoso, gli infortuni ci hanno condizionato. Il nostro modello di riferimento è un modello vincente, squadra specchio della società. Non bisogna farsi condizionare da sentimentalismi e appagamento, cercato di ottenere il massimo dal mercato. Non potevamo dire di no a chi voleva andare via, Tevez lo aveva chiesto già a gennaio. Carlos non stava bene, si parla di uomini e non di macchine, da noi aveva dato il massimo".

Pavel Nedved è il nuovo vicepresidente della Juventus. Il ceco era già membro del Consiglio di Amministrazione della società, ora diventa il numero 2 della società bianconera. È questa la principale novità emersa oggi nel corso dell’Assemblea degli azionisti. Dopo le importanti parole del presidente Agnelli e di Beppe Marotta, un altro tassello nel rinnovamento della Juve, che ora vuole fare punti in campionato.

Agnelli è stato confermato presidente, Marotta e Mazzia amministratori delegati. E proprio il presidente Agnelli parla ancora in conferenza: “La critica sul 14° posto non era verso Allegri, ma riguarda tutti quanti noi. È inaccettabile per tutta la Juve. Nedved ha avuto una grande crescita da dirigente, continua e costante. Da consigliere ha fatto bene, con piena consapevolezza. È un piacere averlo come vicepresidente. Nedved da oggi ha la legale rappresentanza della società Juve”.

"Grazie al presidente e alla società che mi hanno dato la fiducia di poter continuare la mia esperienza in uno dei più grandi club al mondo. E' un onore, sento una grandissima responsabilità", ha detto Nedved. "Ho fatto un percorso di crescita importante e positivo. Abbiamo vinto dei titoli, siamo tornati in Europa come spetta alla Juve e cercheremo di restare sui nostri passi. Io con la mia crescita personale ho potuto vedere come si gestisce un grande club, non è facile finendo di giocare pensare di ricoprire ruoli importanti. Sono carico per difendere i nostri colori e ripresentarsi nelle prossime finali europee".




domenica 18 ottobre 2015

Calciomercato Barcellona: Braida al Mapei Stadium


Il Barcellona ormai conta i giorni in vista di gennaio, quando i blaugrana potranno finalmente tornare a fare mercato dopo il blocco imposto dalla Fifa per le note vicende legate ai trasferimenti di giovani calciatori.

Una clamorosa notizia arriva dalla Spagna. Secondo il Mundo Deportivo, infatti, sarebbe Ariedo Braida il nome scelto dal presidente Josep Maria Bartomeu per il ruolo di nuovo direttore sportivo del Barcellona. La ristrutturazione in casa blaugrana, con l'uscita di scena di Andoni Zubizarreta a fine stagione, vedrebbe quindi coinvolto l'ex dirigente del Milan - che, però, ha smentito la notizia -, considerato da Bartomeu come l''architetto' della squadra che ha dominato in Europa alla fine degli anni Ottanta e primi anni Novanta.

La società catalana  è già prontissima a muoversi appena avrà il via libera, non accontentandosi della disponibilità di Arda Turan e Aleix Vidal, lo dimostrano le manovre di Ariedo Braida, confermato a dispetto delle voci sulla poltrona di Direttore Sportivo del club.

Oggi infatti l'ex storico dirigente del Milan si è recato al 'Mapei Stadium' per assistere a Sassuolo-Lazio: nel mirino di Braida le prestazioni di Domenico Berardi e Sime Vrsaljko per i padroni di casa, mentre tra i biancocelesti osservato speciale è Felipe Anderson, andato anche in rete.
Ceduto Pedro e avendo anche il jolly Iniesta infortunato, il Barcellona cerca soprattutto attaccanti esterni per il suo tridente e tra Berardi e Felipe Anderson valutato dalla Lazio 50 milioni di euro c'è molta roba da vedere, senza contare che anche Candreva piace.

Quindi idee di mercato, che potrebbero diventare trattative concrete a gennaio, quando riaprirà il mercato del Barcellona. Il Barcellona segue con attenzione Domenico Berardi, sul talento che si ispira a Robben c'è la Juve, che ha un diritto di prelazione, ma in caso di offerta monstre da parte del Barcellona lo scenario potrebbe cambiare e Sime Vrsaljko, indiscrezioni di mercato  che trovano conferma con la presenza di Braida. Nonostante l'arrivo in estate dal Siviglia di Aleix Vidal, che potrà essere ufficialmente tesserato con il nuovo anno, i blaugrana cercano un'alternativa sulla corsia di destra e quello del croato, classe 1992, è un profilo che piace.

Comunque l'obiettivo di Braida è stato di monitorare i giovani più interessanti in ottica blaugrana, dato che a gennaio riprenderà il mercato dopo il lungo stop e la priorità è sostituire Pedro. Berardi è uno dei papabili, insieme a Felipe Anderson, da tempo sul taccuino dei catalani. Ma per Mimmo non c'è solo il Barca. Anche Jurgen Klopp, fresco allenatore del Liverpool, sta facendo un pensierino per portarlo ad Anfield. Ci vogliono almeno 20 milioni, il Sassuolo già si lecca i baffi.

lunedì 12 ottobre 2015

Parma calcio la storia non si cancella: i trofei tornano a casa



In assenza di altre offerte, l’Istituto Vendite Giudiziarie ha aggiudicato a Parma Calcio 1913 tutti i trofei di proprietà della fallita Parma FC S.p.A. al prezzo di euro 50.000,00 oltre ad Iva
Era nell'aria, ma la notizia è diventata ufficiale poco dopo le ore 12 di un lunedì 12 ottobre 2015 piacevolissimo. Dopo la vittoria sulla Clodiense, il Parma rincara la dose di  buon umore grazie al bel gesto della nuova società di riportare la storia a Collecchio, quartiere generale del nuovo inizio.

Attraverso un comunicato stampa, si certifica l'acquisizione dei trofei da parte di Parma 1913:
Parma 1913 | La storia non si cancella: i trofei tornano a casa grazie alla nuova società
"Le nostre coppe tornano, anche materialmente, dove è giusto che stiano. Dal momento dell’affiliazione in Serie D, il Parma Calcio 1913 era già stato, di fatto, riconosciuto dalla Federazione quale legittimo erede della tradizione sportiva di Parma A.C. e Parma F.C.: i trofei nazionali ed europei conquistati dal Parma sul campo - già più che legittimamente patrimonio della nuova società, oltre che del cuore, della memoria e dell’orgoglio di ogni tifoso - sono ora di nuovo, anche concretamente, nella disponibilità della Società che ha acquisito le copie simbolo di una storia che nessun fallimento potrà mai cancellare e che nessuno potrà mai togliere al Parma Calcio e ai suoi tifosi.
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Il fallimento della società emiliana che ha scritto la storia del calcio italiano negli anni ‘90 aveva tolto tutto ai crociati, trofei compresi. E così il Parma 1913, nuova società costruita sulle macerie del club fallito il 19 marzo 2015, si riappropria della propria storia aggiudicandosi con un’offerta di 50.000 euro tutti i trofei del Parma Fc Spa. Che ora, finalmente, ritornano a casa.

Tre Coppe Italia, una Supercoppa europea ed una italiana, due Coppe Uefa ed una Coppa delle Coppe. Questo il bottino che i curatori fallimentari Angelo Anedda e Alberto Guiotto hanno assegnato al Parma 1913, unico a presentare un’offerta all’asta. “Dopo una prima offerta non ritenuta congrua, è pervenuta all'istituto vendite giudiziarie incaricato una offerta di Parma Calcio 1913, identica nei contenuti alla precedente, ma adeguata a quanto stabilito dalla procedura competitiva”, così in una nota ufficiale. In assenza di altre offerte la società che ora milita nel campionato di Serie D si è vista consegnare i trofei vinti nel passato. Istantanee di momenti che sono cuciti sulla casacca gialloblu e che, giustamente, tornano al loro posto.

Nei giorni scorsi si era sparsa la voce di un'offerta di Malesani per la sua Coppa Uefa, poi smentita dallo stesso tecnico, mentre è ufficiale che i trofei conquistati da quel Parma rimarranno in città, nella bacheca del nuovo Parma Calcio 1913. L'offerta societaria è stata accettata dalla Curatela. Nel dettaglio sono state acquisite: Coppa Italia 1992, Coppa delle Coppe 1993, Supercoppa Europea 1994, Coppa Uefa 1995, Coppa Italia 1999, Coppa Uefa 1999, Supercoppa Italiana 1999, Coppa Italia 2002 e altri 298 trofei legati al settore giovanile.

Decisamente soddisfatto il direttore generale Luca Carra: "Le nostre coppe tornano materialmente dove è giusto che stiano. Dal momento dell'affiliazione alla Serie D, la Figc ha riconosciuto il Parma Calcio 1913 come legittimo erede di quel Parma. I trofei vinti sul campo sono ora nella disponibilità societaria. Nessun fallimento potrà mai cancellare la storia".



sabato 10 ottobre 2015

Fiorentina: Daniele Pradè prepara i colpi per gennaio


Ai microfoni di Sky Sport 24 ha parlato il direttore sportivo della Fiorentina Daniele Pradè: 'La società è felice, siamo consapevoli che dobbiamo goderci il momento con la città. Con la sosta il piacere è stato più lungo, ma già oggi ho visto tutti motivati in campo, Paulo Sousa in primis. E' prematuro parlare adesso di mercato, sappiamo che manca un difensore, quella è la nostra esigenza. Per il resto non mi sembra corretto parlare di mercato nei confronti della squadra e del mister: l'acquisto di cui andiamo più fieri è Sousa, per i calciatori siamo contenti di tutti."

Prima in classifica e pronta a rinforzarsi. Acquisti senza fare follie eccessive. Questa è l’idea viola per un inverno dove comunque a Sousa verranno garantiti i rinforzi mancanti, a cominciare da quel difensore centrale che manca a una squadra che vuole provare a rincorrere seriamente il sogno di giocarsela su più fronti. Perché Firenze sogna e non ha nessuna intenzione di smettere.

Nonostante le parole del ds viola Daniele Pradè, Dennis Praet, centrocampista classe '94 in forza all'Anderlecht, resta nel mirino della Fiorentina. In estate il club belga aveva sparato una cifra molto alta, a gennaio la musica cambierà, forte anche della volontà del ragazzo. L'Anderlecht, proprietaria del cartellino del talentuoso fantasista, ha fatto sapere che la porta non è chiusa, e che davanti a una proposta concreta la trattativa potrebbe essere avviata. A quanto ammonta la richiesta per intavolare l'affare? 9 milioni di euro.

Il nome di Mexes non è ancora scartato dalla lista di Pradé, nonostante le sue dichiarazioni. Ma è chiaro che gli obiettivi sono anche altri, Lisandro Lopez del Benfica è stato trattato nello scorso agosto e ci sarà un nuovo confronto per discuterne con il suo entourage. L’ex Arsenal de Sarandì è un nome concreto, non l’unico di un reparto dove i profili tenuti sotto osservazione sono diversi, tra cui anche Rose del Lione. Non andrà via invece Facundo Roncaglia, che sta trattando con la Fiorentina il rinnovo.

Non è da scartare anche il nome di Walace, centrocampista del Gremio su cui la Fiorentina sta lavorando sotto traccia da mesi. In estate è stato a un passo; adesso, Pradé ha ammorbidito l’attenzione attorno a questo talento che in Brasile paragonano a centrocampisti a livello altissimo come Paul Pogba, pur con caratteristiche più legate alla quantità che non alla qualità.

Ci proverà, la Fiorentina, sapendo che il Gremio non scende sotto gli 8/9 milioni; ma Walace vuole l’Europa e la Viola premerà, nonostante i dribbling del ds che non vuole scoraggiare Mario Suarez. Nei piani non c’è un ritocco in attacco. Sousa è d’accordo; pochi acquisti ma di qualità, tanti rinnovi importanti da Roncaglia a Marcos Alonso. Per portare avanti il progetto Fiorentina.

Milan i giocatori per il traguardo Champions


Già alla ripresa del campionato Silvio Berlusconi e Adriano Galliani pretendono delle risposte da Sinisa Mihajlovic e dalla squadra. L'obiettivo rimane la zona Champions League, ma il cammino si fa duro: bisogna innanzitutto cominciare a giocare a pallone, cosa che fino ad ora i rossoneri non hanno fatto.

I quattro gol presi nella gara contro il Napoli fanno ancora male, ma col passare dei giorni l'indolenzimento sta diminuendo, mentre sale la voglia di riscatto ai Milanello. Sinisa Mihajlovic non ci sta a fare la parte della comparsa, sa che servono i risultati per restare sulla panchina del Milan e sta programmando un cambio di modulo per rivitalizzare la squadra. Il passaggio al 4-4-2 porterebbe essere fondamentale per dare più spazio ad altri giocatori fin qui poco utilizzati. Tra questi ci sono Philippe Mexes e Alessio Cerci.

Il francese fino ad ora è rimasto fermo per problemi fisici, ma non appena è rientrato in gruppo ha fatto sentire la sua presenza, a cominciare dall'amichevole con il Monza. Mexes dopo il mercato estivo è partito dietro nelle gerarchie difensive del tecnico serbo, ma potrebbe essere pronto a sorpassare, infatti  chi attualmente  lo precede non sta offrendo le garanzie auspicate. Uno dei punti deboli di questi Milan è proprio la retroguardia, si sta lavorando per trovare una soluzione. C'è chi ipotizza Mexes già titolare contro il Torino, ma l'unica certezza è che sarà convocato dopo aver smaltito i problemi fisici.

L'altro giocatore sin qui poco utilizzato e che potrebbe aiutare al cambiamento di modulo è senza dubbio Alessio Cerci. Positiva l'amichevole contro il Monza, un gol e un palo, qualche movimento che ha ricordato il vecchio Cerci, ancora poco per meritare la titolarità, ma di sicuro in ripresa. Con il 4-4-2 potrebbe giocare da esterno di centrocampo, un ruolo che ha già dimostrato di saper fare in passato. Sono solo ipotesi di gioco, ad una settimana circa dalla sfida col Torino, proprio l'ex squadra di Cerci. Però Mihajlovic ci sta pensando, sta riflettendo su tutte le soluzioni per cambiare gioco e mentalità alla squadra, lavori in corso al centro sportivo rossonero, in attesa del rientro dei titolari impegnati con le Nazionali.

Servono almeno tre giocatori: un difensore da affiancare a Romagnoli, un trequartista per poter giocare con il modulo più congeniale a Mihajlovic, il 4-3-1-2 e un esterno per poter passare al 4-4-2.

Il nome per la retroguardia è quello del capitano dell'Inter, Andrea Ranocchia, per il quale servono almeno 10 milioni di euro. Il nome nuovo per l'esterno è invece quello di Juan Camilo Zuniga, che a Napoli non gioca con continuità da quasi un anno e che è stato scartato da Maurizio Sarri: il colombiano può giocare su entrambe le fasce, ciò che ingolosisce i rossoneri è che arriverebbe a pochi soldi.

Il trequartista su cui si intende puntare è già a Milanello: si tratta di KP Boateng, che si svincolerà dallo Schalke 04 a gennaio. Il ghanese è apparso fuori forma, ma se recupererà la condizione verrà tesserato. Il sogno si chiama però Hakan Çalhanoglu, stella del Bayer Leverkusen: il problema è che il turco costa 30 milioni, valutati troppi per un colpo di gennaio.

giovedì 8 ottobre 2015

Guardiola, accordo con il Manchester City



Pep Guardiola ha raggiunto un accordo con il Manchester City per la prossima stagione. A svelarlo
è il Mundo Deportivo, da sempre vicino all'ex tecnico del Barcellona, che spiega come i lightblues vorrebbero affidare la squadra a Pep, considerato il migliore fra i candidati. D'altro canto c'・Txiki Begiristain, dirigente del City, a fare da mediatore tra il club inglese e il suo amico Guardiola

 Come rivelato da  Mundo Deportivo, il tecnico del Bayern Monaco  avrebbe già un principio d'accordo col suo amico, e attuale direttore sportivo del Manchester City,Txiki Begiristain. Guardiola, in scadenza di contratto nel giugno 2016, ・pressato dal club bavarese per il rinnovo del contratto, che ora si complica ulteriormente, con l'allenatore spagnolo lanciato verso la panchina dei Citizens, attualmente occupata da  Manuel Pellegrini.

L'eventuale arrivo di Pep Guardiola, non ・un segreto, servirebbe a fare quel salto di qualit・ad una squadra che, una volta riuscita ad imporsi in Premier League, riesca ad ottenere gli stessi risultati anche in  Champions League. Il ricco Palmar鑚 dello spagnolo aiuta ad essere quel tassello mancante che la squadra di Manchester sta aspettando per confermarsi definitivamente nell'Europa che conta, visti gli scarsi risultati nella storia recente del club.

Txiki Begiristain, direttore sportivo del Manchester City dal 2012, carica che ha ricoperto dal 2003 al 2010 anche al  Barcellona, nello stesso periodo circa in cui Guardiola ha allenato i blaugrana, è stato un grande amico del tecnico spagnolo fin da quando  erano compagni di squadra  del Barcellona degli anni '90. Fondamentale per l'arrivo di giocatori quali Nicolas Otamendi e Kevin De Bruyne, ha anche operato per le cessioni di  Edin Dzeko alla Roma e Stevan Jovetic all'Inter nell'ultima sessione di mercato estiva.

Resta da capire cosa farà il Bayern   Jurgen Klopp, da tempo indicato come erede designato di Guardiola, ha accettato la corte del  Liverpool  lasciando spiazzato il presidente Rummenigge, che ora dovrà orientarsi su altri obiettivi.


Fifa, sospesi per 90 giorni per Sepp Blatter e Michel Platini


Il Comitato Etico ferma il numero 1 del calcio Mondiale e il principale candidato a sostituirlo. Sospensione anche per Jerome Valcke, segretario generale della Fifa dal 2007 al 2015, già sollevato dall'incarico. L'ex vice presidente Chung Mong-Joon squalificato per 6 anni

Lo ha deciso la camera d'inchiesta del comitato etico della Fifa. Stesso provvedimento per il segretario generale Jerome Valcke. ''La camera di giudizio del Comitato Etico - si legge nella nota della Fifa -, presieduta da Hans-Joachim Eckert, ha sospeso in modo provvisorio il presidente Fifa Joseph Blatter, quello dell'Uefa e vice-presidente della Fifa Michel Platini ed il segretario generale della Federcalcio mondiale Jérôme Valcke (già sospeso dalla stessa Fifa) per 90 giorni. La durata della sospensione può essere estesa per un periodo aggiuntivo non superiore a 45 giorni. L'ex-vice presidente della Fifa Chung-Mong-joon è stato sospeso per sei anni ed ha ricevuto una multa di 100.000 franchi svizzeri (circa 90.000 euro ndr). Durante questo periodo è vietato loro esercitare qualsiasi attività collegata al calcio a livello nazionale ed internazionale. Le sospensioni entrano in vigore immediatamente".

Il Comitato Etico quindi aggiunge: ''Queste decisioni sono motivate dalle investigazioni condotte dalla camera istruttoria del comitato etico, presieduta da Cornel Borbely. L'inchiesta riguardante Blatter e' stata condotta da Robert Torres, quella su Platini da Vanessa Allard. I procedimenti riguardo a Chung Mong-joon sono stati aperti nel gennaio 2015 sulla base di scoperte avvenute durante le investigazioni sulla procedura di candidatura per le Coppe del mondo 2018 e 2022. Il dirigente sud-coreano e' stato riconosciuto colpevole di violazione degli articoli 13 (regole generali di comportamento), 18 (obbligo di trasparenza, cooperazione e comunicazione di informazioni), 41 (obbligo di collaborazione per le parti) e 42 (obbligo generale di collaborazione) del codice etico della Fifa. Il comitato etico non e' in grado di commentare i dettagli delle decisioni finche' queste non diventeranno finali".

Platini: "gravi voci su di me, mi candido comunque"  - "Circolano voci che il comitato etico della Fifa avrebbe intenzione di chiedere una sospensione di 90 giorni per me: è gravissimo, soprattutto perché apparentemente arriva da una fonte ufficiale Fifa. Infatti ho appena presentato la mia candidatura alla presidenza". E' questo il senso - apprende l'Ansa - di una dichiarazione di Michel Platini.

 "Circolano voci che il comitato etico della Fifa avrebbe intenzione di chiedere una sospensione di 90 giorni per me - aveva detto in mattinata il presidente Uefa Michel Platini aveva -: ・gravissimo, soprattutto perch・apparentemente arriva da una fonte ufficiale Fifa. Infatti ho appena presentato la mia candidatura alla presidenza". "Fuga intenzionale di notizie", "un tentativo di danneggiare la mia reputazione": cos・Michel Platini, presidente della Uefa, aveva commentato le indiscrezioni, prima delle decisioni ufficiali del Comitato Etico della Fifa. "Questa mattina ho presentato le lettere di sostegno che sono necessarie a presentarsi come candidato alla presidenza. Ho agito e mi sono espresso sempre con onest・ coraggio e franchezza, perch・ritengo che sia un dovere morale. Se quanto detto sulle intenzioni della camera di investigazione del Comitato Etico Fifa ・vero, non mi fermer・davanti a nulla per fare in modo che si sappia la verit・ Nel frattempo, un organo di giudizio spassionato, indipendente e imparziale deve fare luce sugli eventi che hanno portato il Comitato Etico Fifa ad aprire questi procedimenti investigativi. Sono certo che supereremo questa difficoltà in modo del tutto trasparente e con l'unit・che d・forza al calcio", concludeva Platini.



mercoledì 7 ottobre 2015

Carlo Ancelotti: adesso vuole un club


Carlo Ancelotti torna a parlare. Lo fa al Corriere della Sera, in una lunga intervista: "Galliani è venuto a sondare il terreno quando ha saputo che non sarei rimasto a Madrid. Si è presentato con tutto l'affetto possibile nei miei confronti ma gli ho subito detto: no grazie. Di soldi non abbiamo proprio parlato, fosse stato un altro momento però sarei tornato. La verità è che dopo due anni di Real ero senza energie, stare lì è molto dispendioso. Mi hanno cacciato perché non ho vinto campionato o Champions, ma con Florentino Perez c'è sempre stato un rapporto di rispetto. Sapevo che non vincendo avrei dovuto mollare. Il Real è così. Futuro? Non so dove andrò, ma di certo in un club. Non è ancora tempo per una Nazionale. Mourinho? Continuerà il suo lavoro, non credo che il Chelsea voglia cambiare. E comunque la mia idea resta quella di stare fermo un anno".

«Tornare al Psg, perché no?». Parola di Carlo Ancelotti. Il tecnico di Reggiolo non chiude le porte a un ritorno al Parco dei Principi dove ha già allenato dal 2011 al 2013. Dopo la fine dell'esperienza al Real Madrid, Ancelotti ha scelto di fermarsi, declinando a giugno la proposta della panchina del Milan. Ora però la voglia di calcio sembra tornata: «E' molto semplice - spiega Ancelotti in un'intervista a 'Le Parisien' -, a Madrid se non vinci ti cacciano. Ho passato due anni fantastici ma poi hanno deciso di cambiare allenatore. Ora non mi resta che trovare un altro club!».

Pochi mesi senza panchina, da osservatore esterno. Ma ad Ancelotti non è passata la passione e la voglia di allenare: «Amo il mio lavoro, è questa la chiave per avere successo. Nessuno conosce il lavoro che facciamo durante la settimana e l'unico modo per giudicarci sono i risultati. Ma un allenatore ha anche altri compiti: parlare con i giocatori, con la stampa, trasmettere un'identità di gioco alla squadra. Tornare al Psg? Perché no? Ho un ottimo ricordo di Parigi e del club. Abbiamo vinto il campionato, sono arrivati giocatori di livello internazionale come Ibrahimovic. Zlatan ha cambiato la mentalità del Psg. Ora parliamo di un club vincente, uno dei migliori in Europa, che ha tutto per trionfare anche in Champions League. E poi ho un bellissimo rapporto con tutti. Anche con il presidente abbiamo risolto i problemi avuti in passato. Il tempo cancella tutto. Il Psg, però, ha un grande allenatore che è Laurent Blanc e con lui sta facendo benissimo: questo può essere l'anno buono: non ci sono molte squadre così attrezzate per vincere. Allo stesso livello vedo solamente il Bayern Monaco, il Real Madrid e il Barcellona. Il Real ha l'esperienza che il Psg non ha ma i parigini hanno la fame di vittorie che può fare la differenza».

In Francia è aperto il dibattito su Ibrahimovic. Chi lo considera in declino, chi lo vede ancora decisivo. Ancelotti non ha dubbi: «A 34 anni molti giocatori hanno dato il meglio. Ma non è la stessa cosa per Ibrahimovic. Può giocare a questi livelli ancora per un paio di stagioni. Ha entusiasmo e voglia di vincere. Ho un ottimo rapporto con lui, ci sentiamo spesso al telefono. Ho incontrato pochi giocatori come lui: penso a Maldini, Pirlo, Zidane o Ronaldo».

Secondo molti proprio Ronaldo potrebbe prendere il posto di Ibra a Parigi nella prossima stagione. Ancelotti non sembra credere a questa voce di mercato: «Non so se andrà al Psg, so solo che ora è entrato nella storia del Real e sinceramente non lo vedo in un altro club. Penso che possa chiudere la carriera a Madrid».

martedì 6 ottobre 2015

Champions League femminile, si parte



Tutto pronto per il debutto delle squadre italiane nella Uefa Women's Champions League.
Agsm Verona e Brescia faranno domani il loro esordio nella competizione europea con le gare valide per i sedicesimi di finale.

La formazione gialloblù sarà impegnata in Austria contro il St.Polten Spratzern (in campo alle ore 19), mentre le leonesse affrontano in casa le inglesi del Liverpool.
L'impegno del Brescia, che andrà in scena allo Stadio Rigamonti, coinciderà con il ritorno in Tv del massimo torneo riservato ai club europei di calcio femminile, con la diretta a partire dalle ore 20.30 su Raisport 1.

L'accordo con il canale sportivo dell'emittente di Stato é stato raggiunto grazie all'impegno congiunto delle società, della Lega Nazionale Dilettanti e della Figc, confermando l'impegno di tutte le componenti nelle attività di sviluppo e promozione del calcio femminile italiano.

Il prossimo 15 ottobre, Raisport seguirà il match di ritorno tra AGSM Verona e St.Polten, in programma alle 20.30 allo Stadio Bentegodi.

Per l'edizione 2015/2016 del trofeo la Uefa ha scelto l'Italia e precisamente Lo Stadio Tricolore di Reggio Emilia per la sede della finalissima, in programma il 26 maggio.
Oltre al Brescia Calcio Femminile, di scena contro il Liverpool, scenderà in campo anche il Verona domani, alle ore 19, per i 16esimi di finale di Champions League contro il St. Pölten.

Impegno in trasferta non semplice per le ragazze di Renato Longega, reduci dalla cocente sconfitta in finale di Supercoppa Italiana, proprio contro le leonesse, e vogliose di riscattarsi nel primo impegno europeo della stagione.

Come detto, un match tutt’altro che agevole per via della differente preparazione delle due squadre. Le austriache, infatti, hanno già nelle gambe due mesi di campionato e arrivano all’appuntamento in uno stato fisico migliore. La compagine dell’ex gialloblu Lilla Sipos guida a punteggio pieno la OFB Frauenfussball Bundesliga dopo sette giornate e sabato scorso ha superato per 4-1 il LUV Graz. Inoltre mister Longega difficilmente potrà disporre delle acciaccate Marconi e Fuselli che saranno comunque presenti in Austria. Le veronesi dovrebbero, quindi, scendere in campo con la seguente formazione: Öhrström, Ledri, Di Criscio, Squizzato, Salvai, Carissimi, Maendly, Gabbiadini, Kur Larsen, Bonetti, Pirone.  Arbitrerà l’incontro Marta Frias Acedo (Spagna)

Guardando alla storia dei due team in Europa, Il St. Pölten vanta una sola precedente partecipazione alla Champions League nella stagione sportiva 2013/2014 quando le austriache ai sedicesimi furono eliminate dalla Torres pareggiando in Austria e perdendo in Sardegna.

Nella squadra sarda militavano anche Silvia Fuselli e la svizzera Sandy Maendly attualmente entrambe in forza all’Agsm. Le veronesi giungono alla settima partecipazione alla Champions League con 33 partite disputate (16 vittorie, 2 pareggi, 15 sconfitte). Ci si augura, pertanto, che l’unico precedente della squadra austriaca contro una italiana sia favorevole come nel caso menzionato.

La prossima  Champions League  2015 2016 femminile verrà trasmessa su RaiSport1. Un buon modo per il movimento calcistico delle donne per farsi conoscere e guadagnare consensi soprattutto in Italia.

L’accordo con il canale sportivo dell’emittente di Stato è stato raggiunto grazie all’impegno congiunto delle società, della Lega Dilettanti e della Figc, ”confermando – sottolinea in una nota la federazione – l’interesse di tutte le componenti nelle attività di sviluppo e promozione del calcio femminile italiano“.

Per l’edizione 2015/2016 del trofeo, l’ Uefa ha scelto lo Stadio Tricolore di Reggio Emilia per la sede della finalissima, in programma il 26 maggio.
 
La partecipazione all’edizione 2015/2016 della Champions League femminile, così come la trasmissione delle partite su Raisport1, sarà sicuramente di aiuto alla Figc per dare al calcio femminile italiano un’immagine completamente diversa da quella che ha attualmente.



giovedì 1 ottobre 2015

Pepito Giuseppe Rossi ritrova il gol: 'Grazie a Paulo Sousa'


I viola di Paulo Sousa dominano a Lisbona e centrano la prima vittoria nel torneo, la quarta consecutiva tra campionato e coppa. Pepito ritrova il gol 501 giorni dopo l'ultima volta.

Giuseppe Rossi è tornato al gol, mettendo la propria firma al 90° sul poker della Fiorentina in Europa League sul campo del Belenenses. L'attaccante della Fiorentina ha dichiarato nel dopo-partita: "Questa è una bellissima serata, per i tre punti e per il gioco, a cui stiamo dando continuità. Io sono contento per i novanta minuti giocati e per il gol. L'importante è giocare ed avere continuità, poi il gol arrivano. Ringrazio il mister per la fiducia. Il gol lo dedico alla mia famiglia e a chi ha lavorato con me in questo anno e mezzo. Paulo Sousa fa sentire tutti parte del gruppo, è una cosa positiva perché tutti ci vogliamo mettere in mostra e questo ci sta portando a una buona continuità di risultati".

La Fiorentina di Paulo Sousa vince ancora e ritrova Giuseppe Rossi, che torna al gol dopo essere stato in campo per tutta la partita. A Lisbona segnano anche Bernardeschi e Babacar, ai quali si aggiunge l'autogol di Tonel: è un 4-0 che vale la quarta vittoria di fila tra campionato ed Europa League, la prima nel torneo continentale 

I portoghesi di Sa Pinto, va detto, nel primo tempo facilitano le cose ai viola giocando con poca convinzione e giusto per difendere il punticino, che pare la specialità della casa, visti i 4 pareggi in 7 gare di campionato e lo 0-0 al debutto in Europa League con il Lech. Ma i piani dell’ex bomber dello Sporting Lisbona saltano già al 18’ del primo tempo: Bernardeschi fulmina Ventura in tap-in dopo la respinta corta del portiere sul tiro da fuori di Vecino, tra i migliori della Fiorentina (terzo gol in quattro presenze in EuroLeague, un cecchino). Il controllo della banda Sousa è pressoché totale: Rebic e lo stesso Bernardeschi, schierati nel turnover di Sousa come esterni in un 3-5-2 che in fase offensiva diventa un 3-3-4, provano a sfondare e infastidiscono la difesa portoghese (il croato impegna Ventura all’11’), Pepito Rossi si dà da fare, Babacar vaga per 45’ alla ricerca della posizione giusta. Si fa trovare al posto giusto invece nell’ultima azione del primo tempo, sul passaggio di Vecino al limite: il suo sinistro leggermente deviato dai portoghese regala il raddoppio ai viola.

Kuca, tra i più generosi del Belenenses, prova a dare la scossa ai suoi all’inizio del secondo tempo – e a far dimenticare il quasi autogol sventato dalla traversa al 35’ p.t. - ma Sepe è bravo sul suo destro. Ma quando i portoghesi provano a mostrarsi con più coraggio dalle parti del vice di Tatarusanu, la Fiorentina torna quella cinica che morde su ogni pallone e contrattacca con cattiveria (Rebic scalda ancora i guantoni di Ventura al 5’). E soprattutto, Sousa non rischia mai: nel finale cala il tris con l’autorete di Tonel che devia nella propria porta nel tentativo di anticipare Pepito sul cross di Blaszczykowski. Poi è gloria per lo stesso Rossi, che al 90' torna al gol, a 501 giorni dall'ultima gioia in viola. È la più bella notizia della serata per Sousa, che da Lisbona torna a casa con i tre punti, il secondo posto nel gruppo I e una squadra che corre al ritmo di una grande.




Juventus, la lettera di Andrea Agnelli agli azionisti


Il presidente scrive agli azionisti: "La società è entrata in una dimensione internazionale. Il calcio italiano ha sempre gli stessi problemi: ci sono posizioni di rendita ingiustificata"

L'annuale lettera agli azionisti del presidente della Juventus è stata l'occasione per tracciare il bilancio sportivo e gestionale della società bianconera. Agnelli elenca i successi degli ultimi anni, sottolinea l'utile operativo della stagione 2013-2014, parla di "profondo rinnovamento" per quanto riguarda la stagione in corso. E non solo: allarga il discorso al calcio italiano, individuando tre tematiche da affrontare al più presto: la creazione delle seconde squadre, la riforma dei campionati e la situazione degli stadi.
Un'occasione per fare un punto sulla situazione anche attuale e di rifondazione della squadra che nel complesso e unita alla crescita a livello commerciale, può far guardare con ottimismo al futuro per quello che sarà la Juve a 360 gradi. Ma anche per sottolineare ancora una volta come la Juve stia andando ad una velocità differente dal resto del movimento calcistico italiano, con Agnelli che auspica un'accelerata nel processo di riforma soprattutto per quel che riguarda tre punti particolarmente cari al presidente juventino: la creazione delle seconde squadre, la riforma dei campionati e la situazione degli stadi.

Di seguito il testo intergrale
Cari Campioni d'Italia, 
Dopo un percorso iniziato nell’estate del 2010, con un’operazione di completo cambio del management, un rafforzamento patrimoniale in grado di sostenere il turnaround e una corretta gestione, la Vostra società è riuscita a tornare sia al successo sportivo sia alla sostenibilità economica. Quattro scudetti, tre supercoppe italiane, una Coppa Italia, il crescendo dei risultati in Champions League, dai quarti di finale nel 2012/2013 alla finale di Berlino, passando per una semifinale di Europa League, sono stati accompagnati da una forte espansione dei ricavi, che ha portato la società dapprima a dimezzare anno su anno le perdite, poi a raggiungere l’utile operativo nel 2013/2014 e l’utile d’esercizio nella stagione appena conclusa.

Solamente i grandi risultati sportivi, le vittorie a livello nazionale ed internazionale, danno accesso a grandi ricavi, siano essi televisivi, commerciali o sportivi. Ma solo in presenza di una struttura equilibrata e diversificata di ricavi si può competere ad alto livello

La nuova sfida che il management e gli azionisti hanno oggi di fronte è, se possibile, ancora più ardua, poiché dovremo avere la capacità di fronteggiare il vero dilemma di ogni società calcistica di alto livello: solamente i grandi risultati sportivi, le vittorie a livello nazionale ed internazionale, danno accesso a grandi ricavi, siano essi televisivi, commerciali o sportivi. Ma solo in presenza di una struttura equilibrata e diversificata di ricavi si può competere ad alto livello.

Il profondo rinnovamento della rosa per la stagione 2015/2016, che permette ai colori bianconeri di essere pienamente competitivi, unitamente alle strategie di espansione dei ricavi tramite la ricerca di grandi partnership globali (come quella appena entrata in vigore con adidas, che proietta la Juventus in una dimensione internazionale sia sotto il profilo dei ricavi sia sotto quello della grande visibilità al pari di club d’eccellenza come Real Madrid o Bayern Munchen) permetteranno alla Vostra società di consolidare il proprio sviluppo.

La strategia commerciale, messa a punto in questi anni, continuerà a dare i propri frutti nell’ottimizzazione dei ricavi da sponsor e di quelli provenienti dallo Juventus Stadium. Una grande sfida è rappresentata dalla gestione diretta del licensing e del retail, attività precedentemente preclusa da altri accordi commerciali, e da una sempre maggiore capacità di raggiungere i quasi 300 milioni di fan nel mondo grazie all’espansione dei mezzi digitali e dell’ecommerce.

Gli evidenti progressi della Juventus sul fronte della gestione non sono stati tuttavia sufficienti per avviare una profonda e definitiva riflessione a livello nazionale sul futuro del calcio italiano. Da più parti, importanti esponenti del mondo del calcio invocano per il nostro movimento la dignità di essere considerati a pieno titolo un comparto industriale che contribuisce allo sviluppo del Paese sia con il gettito fiscale sia con il cosiddetto indotto. Ma il calcio italiano, purtroppo, non sta trovando al suo interno le risorse umane adatte a rilanciarlo e ricollocarlo al centro del dibattito politico. All’interno del nostro mondo si realizzano posizioni di rendita ingiustificata, godute da soggetti che non sono né protagonisti né finanziatori. Si tratta di realtà che hanno saputo con scaltrezza “generare” il consenso di un sistema autoreferenziale. Nel frattempo, per cinque volte su sei edizioni, le squadre italiane qualificate al preliminare di Champions League hanno fallito l’obiettivo di raggiungere la fase finale, e i club italiani, pur in presenza di una congiuntura di mercato piuttosto favorevole, non sono stati in grado di crescere al passo dei loro competitor europei. Nel quinquennio 2009/2014, il tasso di crescita del giro d’affari del calcio inglese è stato del 61%, quello tedesco del 46%, quello spagnolo del 32%, quello francese del 42%, quello russo dell’86%, quello turco del 62%. L’Italia nello stesso periodo è cresciuta solamente del 14%.

L’auspicio è che le prossime scadenze olimpiche, alla fine del 2016, portino ad un’accelerazione della spinta riformatrice nelle componenti costitutive del calcio italiano, favorendo il naturale ricambio degli uomini, delle competenze e delle modalità di gestione del potere. Si tratta di una riflessione che le Leghe, i calciatori e i tecnici devono saper cogliere per non passare altri cinque anni, da oggi al 2020, a elencare quello che si dovrebbe fare ma nessuno fa.
Sarebbe utile che alcune tematiche fossero affrontate:
1. La creazione delle Seconde Squadre
2. La riforma dei campionati
3. La situazione degli stadi

Il pallone deve tornare a essere al centro di questo mondo e, nel breve termine, per il miglioramento del prodotto che offriamo agli appassionati, sarebbe utile che alcune tematiche fossero affrontate:
1. La creazione delle Seconde Squadre è stata rifiutata per troppo tempo, mentre gli altri Paesi garantivano alle loro giovani leve una crescita armoniosa. La serie A deve avere la forza di colmare il gap generazionale che passa tra il campionato Primavera (under 19) e l’accesso potenziale alle Prima Squadra, che avviene mediamente verso i 22/23 anni.

2. La riforma dei campionati è improrogabile e deve essere accompagnata da una profonda riflessione sul tema della mutualità: chi viene retrocesso deve essere salvaguardato in modo tale da non mettere a repentaglio, come invece avviene oggi, la continuità aziendale. È del tutto evidente che vicende come quella del Parma, fallito durante il campionato, o le continue difficoltà di molti club nell’ottenere le licenze UEFA, minano la credibilità di tutto il sistema e lo rendono poco attrattivo per eventuali nuovi investitori, la cui presenza è invece auspicabile in presenza di piani di sviluppo chiari e di lungo termine.

3. La situazione degli stadi, salvo rare e lodevoli eccezioni, rimane invariata. Non solamente latita la pianificazione di nuove infrastrutture, ma addirittura si lascia che le attuali strutture continuino a operare in deroga rispetto alle normative in vigore. L’introduzione della Goal Line Technology, un provvedimento positivo, ha avuto costi che tutti i club hanno potuto affrontare senza problemi. Purtroppo non altrettanto si può dire degli investimenti in sicurezza e videosorveglianza di ultima generazione che, con costi decisamente inferiori, coadiuverebbero in modo determinante il lavoro delle forze dell’ordine favorendo l’immediata individuazione degli autori dei misfatti e verosimilmente alleggerirebbero la cosiddetta responsabilità oggettiva, che dopo i recenti fatti del derby di aprile disputatosi allo Stadio Olimpico di Torino, mi permetto scherzosamente di definire “responsabilità immanente”. Ormai le responsabilità individuali passano in secondo piano e il calcio italiano pare soccombere a quest’aberrazione.

Penso sia giusto, in conclusione, segnalare che la capacità di dialogare e attuare riforme nella governance e nella rappresentanza non è frutto di un’estemporanea velleità di un singolo club. Si tratta di una tendenza ormai consolidata a livello europeo, grazie alla capacità progettuale delle istituzioni, in particolare della European Club Association (ECA), ma anche dell’UEFA. 

L’ingresso dei club nell’Executive Committee della UEFA è un risultato politico di portata storica, ma è anche la testimonianza che le istituzioni ben organizzate sono in grado di evolversi, avendo riguardo per quanti nel calcio investono risorse economiche ed umane e hanno la legittima aspirazione di far sentire la loro voce. Mi onora rappresentare i 220 club, provenienti da 53 diverse federazioni, in questo dialogo, insieme con il Presidente Rummenigge. Negli ultimi dodici mesi ECA ha saputo trovare con la massima istituzione europea un terreno di cooperazione che ha portato alla firma anticipata di un nuovo Memorandum of Understanding, valido fino al 2022. Questo accordo prevede maggiori benefici per i club a partire dall’Euro 2020 e una nuova mutualità tra Champions League ed Europa League.

Un analogo e proficuo dialogo è stato avviato con la FIFA, ma i recenti fatti alla ribalta delle cronache giudiziarie globali hanno al momento rallentato il processo.
Una prova ulteriore che nessuna istituzione può ignorare per lungo tempo le richieste di maggiore trasparenza e di rinnovamento senza il rischio concreto di essere travolta.

Fino Alla Fine...
Andrea Agnelli


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