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mercoledì 29 aprile 2015

Vertice di Arcore: tra Silvio Berlusconi e Bee Taechaubol



E' la lunga notte di Arcore. Questa sera il broker thailandese Taechaubol incontra il proprietario del Milan, Silvio Berlusconi, nella sua tenuta. Il Cavaliere attende la proposta di acquisto da parte della cordata thailandese per il club rossonero.

Bee Taechaubol é appena arrivato ad Arcore per incontrare il presidente del Milan Silvio Berlusconi, al quale proporrà un'offerta per l'acquisto di quote del club rossonero. Il broker thailandese poco prima delle 18 ha pubblicato una foto corredata dal messaggio 'ci muoviamo' insieme alla moglie. Anche Barbara Berlusconi partecipa al vertice in corso nella residenza del padre, Silvio Berlusconi, ad Arcore con Bee Taechaubol, il broker thailandese alla guida di una delle cordate interessate a rilevare quote del Milan. La figlia del presidente rossonero, che del club è vicepresidente e ad con deleghe al settore commerciale, ha varcato il cancello di Villa San Martino in auto mezz'ora dopo l'arrivo di Taechaubol.

L'amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, presente a San Siro, ha parlato della trattativa in corso tra Berlusconi e Mr Bee ai microfoni di Sky Sport: "Sono con Berlusconi da 35 anni, sapete quello che penso di lui. Posso parlare solo di campo, ci sono patti di riservatezza con le trattative in corso. Qualsiasi decisione verrà presa sarà per il bene del Milan. Il Milan è nel cuore del presidente, oggi abbiamo parlato due volte, sempre di calcio, come grandi appassionati".

Come dichiarato dalla stampa, ad Arcore c'è anche James Davies-Yandle, collaboratore di Mr Bee e cofondatore della Global Legends Series e il suo braccio destro, il finanziere Victor Pablo Diana.

Secondo Sky Sport 24, ad Arcore sono arrivati i rappresentati di ADS Security, banca dell'Emiro di Abu Dhabi, a cui si appoggia Mr Bee.

Nel frattempo, si apprende che Emirates, main sponsor del Milan, ha rinnovato il proprio interesse per i naming rights del nuovo stadio che la società di via Aldo Rossi vuole costruire nella zona del Portello. Un'intenzione già espressa in occasione del rinnovo del contratto di sponsorizzazione e che è rimasta tale anche in questi giorni, nei quali la compagnia aerea di Abu Dhabi sta seguendo le vicende legate al possibile cambio di proprietà.

Nuovo colpo di scena nella giornata che può portare ad importanti sviluppi sul futuro societario del Milan. Secondo quanto appreso da milannews.it, la cordata cinese facente capo al magnate delle bevande a Zong Quinghou è pronto al rilancio per contrastare l'imminente offerta del gruppo rappresentato da Bee Taechaubol. Zong si trova in queste ore in Europa, probabilmente proprio a Milano per seguire da vicino l'inizio dell'Expo, e non si esclude che possa incontrare a breve Silvio Berlusconi. Si apprende inoltre che i suoi collaboratori abbiano già incontrato a Pechino una persona di fiducia di Fininvest, dopo che la due diligence sui conti del Milan è già stata completata. Questi rumors non fanno altro che confermare le anticipazioni secondo le quale il presidente rossonero, che ad oggi ha espresso una leggera preferenza per la soluzione cinese, chiede garanzie economiche importanti (sia per quello che riguarda il piano di rilancio del club che la solidità dell'offerta di acquisto) e ha intenzione di ascoltare tutte le proposte prima di prendere una decisione definitiva.

Probabilmente Bee proporrà l’acquisto di una quota di maggioranza del club rossonero alla cifra che reputa più opportuna (negli ultimi giorni si sono rincorse indiscrezioni che segnalano un’offerta al ribasso rispetto ai 500 milioni per il 60% ipotizzati). La palla era e rimane fra i piedi di Berlusconi ma, a meno di una proroga temporale, la risposta dovrà arrivare entro la giornata di domani, quando scadrà il preliminare firmato tempo addietro. Berlusconi comunque deve valutare anche la proposta formulata da Richard Lee, che rappresenta l’altra cordata cinese interessata al club e che da diversi ambienti continuano a indicare come la sua preferita


martedì 28 aprile 2015

Roma, Garcia: “Ci alleniamo male? Falso. Il video su Doumbia è spazzatura”



Rudi Garcia ha parlato in conferenza stampa alla vigilia della sfida tra la Roma e il Sassuolo: «Contro l'Inter abbiamo fatto una buona partita, dobbiamo migliorare l'efficacia nelle zone di verità: area nostra e area avversaria. Se giochiamo così vinceremo tante partite. I giocatori sanno che fare. Bisogna concentrarci sulla partita di domani. Dobbiamo qualificarci per la Champions».

“Non voglio regali agli avversari e non voglio distrazioni, voglio concentrazione”. Rudi Garcia a Trigoria dice di essere carico e motivato, ma dopo la sconfitta di Milano e alla vigilia della partita col Sassuolo appare anche piuttosto nervoso e irritato. Con la stampa e anche con quel tifoso, che lui definisce “pseudo-tifoso” che ha ripreso il riscaldamento poco intenso di Doumbia a San Siro. Garcia infatti, glissa sulle domande sui singoli (“Totti? È importante per noi, può aiutarci, non serve parlare del futuro. Gervinho? Non conta cosa ha fatto, ma cosa farà”), ma decide, ancora prima che gli venga fatta la domanda, di difendere l’attaccante ivoriano alzando anche i toni: “Se uno fa un video come quello che ha fatto lo pseudo - tifoso significa rovistare nella spazzatura. Lui aveva fatto 15’ di riscaldamento, poi gli avevo detto io di fermarsi perché sarebbe entrato Iturbe. Doumbia non vede l’ora di giocare e segnare”.

Sabato notte Pjanic aveva parlato di squadra con “poca rabbia” e atteggiamenti sbagliati durante la settimana, anche in questo caso Garcia risponde piccato: “Miralem ha giocato in condizioni precarie ed è stato male per 4 mesi, se ha detto quelle cose significa che è tornato ed ha la voglia giusta. Spero che la sua voglia serva a lui e alla squadra per fare le cose giuste in campo. E comunque - aggiunge - noi in settimana ci alleniamo benissimo”. Per questo non c’è stato bisogno del ritiro? “Voi - dice Garcia rivolto ai giornalisti - fate l’esempio del Napoli, che ha beneficiato del ritiro. Ma ci sono stati casi in cui le cose non sono andate bene. Dite che serve frustare i giocatori e farli dormire nudi la notte? Io dico solo che le scelte sul gruppo sono tutte mie”.

Anche quella di cambiare modulo, visto che in questi giorni Garcia ha provato spesso il 4-3-1-2 con Pjanic trequartista: “È una soluzione, ma conta l’atteggiamento di squadra. Col Sassuolo vogliamo vincere, io non ho tempo da perdere, ripartiamo dalla buona prestazione fatta a Milano. Certamente, dobbiamo migliorare l’efficacia nelle zone di verità del campo, cioè l’area nostra e l’area avversaria. Gli attaccanti possono e devono fare di più, perché senza gol non si vince”. Oggi la Roma è terza ad un punto dalla Lazio, ma con lo scontro diretto da giocare vincendo tutte e 6 le partite ha ancora il destino nelle sue mani: “Spero che ci sia consapevolezza di questo - è l’auspicio di Garcia - . Ma non dobbiamo pensare a lungo termine, dobbiamo pensare solo a domani, vogliamo i 3 punti”.

Quindi rischia di esplodere la situazione in casa Roma in caso di mancata qualificazione alla Champions League. Se i giallorossi, impegnati domani sul campo del Sassuolo, dovessero fallire l'obiettivo, l'avventura di Rudi Garcia nella capitale terminerebbe con largo anticipo rispetto alla scadenza fissata a giugno 2018.

Secondo quanto appreso da Calciomercato.com, la società presieduta da James Pallotta ha già individuato il successore del 51enne tecnico francese: si tratta di Walter Mazzarri, con l'entourage del quale ci sono già stati dei contatti preliminari.

Mazzarri, esonerato durante la stagione in corso dall'Inter e sotto contratto con i nerazzurri fino al 30 giugno del 2016, di fronte all'ipotesi di allenare la Roma non avrebbe problemi a trovare un accordo per liberarsi dal club di Erick Thohir, che sarebbe ben felice di non doversi sobbarcare l'ingaggio del 53enne allenatore di San Vincenzo anche per la prossima stagione.



martedì 21 aprile 2015

La formazione ideale di Gianluigi Buffon



Dalle colonne del Daily Mail, Gianluigi Buffon, capitano della Juventus e della Nazionale, detta la sua formazione ideale, l'undici delle meraviglie del portierone bianconero: Casillas; Roberto Carlos, Maldini, Cannavaro, Thuram; Nedved, Pirlo, Gattuso; Messi, Ronaldo, Baggio.

Concreta, più reale di tante altre fanta formazioni e con ogni probabilità la favorita alla vittoria finale di qualsiasi stagione di Champions League: è la Top 11 che Gianluigi Buffon ha scelto partendo da un presupposto fondamentale, che fossero stati compagni di squadra o avversari proprio in questa competizione. Fa specie l'assenza di Alessandro Del Piero, leggenda della leggenda della Juventus e simbolo bianconero per eccellenza, ma si fa fatica a dare torto al portiere juventino, leggendo i nomi scelti per l'attacco...

Si parte con Iker Casillas in porta («Thomas N’Kono è stato il mio idolo da bambino, ma della mia generazione è Casillas uno dei pochi grandissimi portieri. C'è sempre stato grande rispetto tra noi») e una difesa di tutto rispetto: da destra a sinistra Lilian Thuram («Siamo arrivati insieme alla Juventus, un giocatore di grande forza, aggressività e classe allo stesso tempo»), Fabio Cannavaro («Ancora non gli perdono per avermi battuto al Pallone d'Oro 2006...Scherzo, solo lui lo meritava quell'anno, è stato il miglior difensore del mondo»), Paolo Maldini («Ogni bambino che dice di voler fare il difensore dovrebbe sedersi a guardare tutti i video di Maldini») e Roberto Carlos («Ho dovuto fare delle parate su di lui ed è difficile da spiegare quanto forte potesse colpire la palla e quanto pericoloso fosse dalla difesa).

La regia del gioco, neanche a dirlo, nella testa e nei piedi del Maestro: a centrocampo comanda Andrea Pirlo («Uno dei geni veri del calcio. È fantastico vedere con quanta intelligenza in un secondo distrugge tutti i piani della squadra avversaria per fermarlo»). Ai suoi lati la Furia Ceca, Pavel Nedved («Fedele alla Juve nell'anno della retrocessione, in quel momento della sua carriera avrebbe potuto giocare in ogni altro club d'Europa») e la grinta di Ringhio Gattuso («Un buon amico ma una vera bestia da avere in ogni squadra. Era il migliore nel suo ruolo»).

Davanti un trio stellare con le bandiere di Argentina, Brasile e Italia: Lionel Messi («Quando è al 100 per cento, ti puoi scordare di giocargli contro. È semplicemente una meraviglia guardarlo e ammirare ciò che riesce a fare»), Ronaldo («Il migliore che abbia mai affrontato. Se non fosse stato per l'infortunio, penso che ne staremmo a parlare allo stesso livello di Pelé o Maradona») e Roberto Baggio («Avevo 17 anni e feci il mio debutto da brividi contro di lui: insieme a Pirlo, è il miglior giocatore italiano degli ultimi trent'anni»).



domenica 19 aprile 2015

Roma: Curva Sud chiusa. 'America', facce Tarzan'



Roma-Atalanta al via con la Curva Sud chiusa, e all’esterno dell’Olimpico proteste dei tifosi contro Pallotta.

L'ennesima prestazione incolore della Roma, fermata sull'1-1 all'Olimpico dall'Atalanta e incapace di sfruttare l'occasione per contro sorpassare al secondo posto la Lazio, non è l'unica fotografia della domenica triste della metà giallorossa della Capitale. Con la Curva Sud chiusa dal Giudice Sportivo per punire gli autori dei cori offensivi contro la madre di Ciro Esposito in occasione della sfida col Napoli, i sostenitori si sono dati appuntamento all'esterno dello stadio e non sono mancati i cori e gli striscioni all'indirizzo del presidente James Pallotta, colpevole di aver apostrofato con un eloquente "fucking idiots" i responsabili del gesto e aver ribadito anche recentemente la propria volontà di voler estromettere dall'Olimpico i violenti.

Comunque nessun problema di ordine pubblico nei pressi dello stadio Olimpico. All'esterno dell'impianto, davanti ai cancelli di ingresso della Curva Sud, si registra la presenza di circa 500 tifosi giallorossi che si erano dati appuntamento all'esterno dello stadio in segno di protesta contro il presidente della Roma, che hanno esposto uno striscione ironico all'indirizzo di Pallotta ("Americà facce Tarzan"), con il presidente raffigurato con sciarpetta al collo, pallone sotto al braccio, e costume adamitico. Esposti anche due striscioni, uno con una scritta offensiva nei confronti di Pallotta ("Anche se sei l'unico rappresentante di una minoranza...la verità è la verità", recita il secondo). La zona è controllate dalle forze dell'ordine.

Uno dei motivi scatenanti è che non è stato fatto nessun ricorso. Dopo aver letto la relazione della Procura Federale e dopo aver consultato il presidente Pallotta i dirigenti della Roma hanno deciso che non opporsi alla decisione del giudice sportivo che ha chiuso per un turno la Curva Sud. Niente tifosi quindi in Roma-Atalanta e la decisione è costata parecchio al club giallorosso: da una parte si volevano infatti tutelare i 14mila abbonati della Sud, molti dei quali totalmente estranei ai fatti di sabato scorso (striscioni contro la mamma di Ciro Esposito e cori contro Napoli), dall'altra si voleva evitare l'ennesimo danno di immagine, che avrebbe visto la Roma contestare la "punizione" del giudice contro striscioni e cori condannati duramente anche dallo stesso presidente Pallotta. Ha prevalso questa linea, visto anche il grande clamore internazionale che la vicenda (finita persino sulla CNN) ha suscitato.

Da questo episodio al mancato ricorso, tutta la Curva Sud della Roma si è sentita come tradita e non tutelata, iniziando dunque a protestare contro il presidente americano. Questa volta la società giallorossa ha preferito seguire la strada del buonsenso e non la rabbia, pur sapendo che la decisione di Tosel è stata presa più come un episodio politico che sportivo.

Ad esprimere il suo pensiero sulla situazione giallorossa, ai microfoni di Sky Sport, è Massimo Mauro: "Lo scorso anno ero entusiasmato dal vedere giocare la Roma e da un allenatore che al primo anno si era calato alla perfezione nel nuovo clima ed in una piazza così difficile come quella romana. Sicuramente non mi sarei mai aspettato una contestazione di questo tipo dopo lo scorso anno e dopo la prima parte di questa stagione. Mai avrei pensato che ci potesse essere una frattura tra società, tecnico ed una parte della tifoseria".




sabato 18 aprile 2015

Paulo Dybala e Edinson Cavani sarà il nuovo attacco della Juventus



La Juve gioca su più tavoli la partita dei top player in attacco. Nelle ore in cui Edinson Cavani apre ai bianconeri, anche Paulo Dybala manda segnali confortanti alla Juventus. Così si delinea una clamorosa doppietta in una primavera chiaramente condizionata dal futuro di Carlitos Tevez e Paul Pogba.

Proprio ieri ai microfoni di Tyc Sports ha parlato il presidente del Boca Daniel Angelici: «Siamo vicini a concretizzare il ritorno di Tevez, manca poco. Ma è anche vero che ha un contratto con la Juve. Lui sa che il Boca è pronto ad accoglierlo, quindi è necessario che risolva la questione con i bianconeri». Questa sortita del numero uno del Boca segue l’iniziativa del suo rivale Mauricio Macri (anche lui sulle tracce di Carlitos). E questa sfida argentina dà corpo ai timori già emersi nelle scorse settimane in corso Galileo Ferraris. Non a caso Marotta ha dato un mese di tempo all’Apache per prendere una decisione definitiva.

Il club bianconero, si sa, ha da tempo sul tavolo la pratica-Pogba. Il Psg è tra i pretendenti più agguerriti: ecco perché la candidatura di Cavani viene naturale. Tuttavia contatti tra i due club non ci sono ancora stati, visto che i francesi valutano l’uruguaiano 55 milioni di euro (ora a bilancio a 48). È importante però che nei giorni scorsi il goleador di Salto abbia concordato con suo fratello-agente Fernando di dare priorità al dialogo con i bianconeri, nonostante il pressing di Manchester United e Atletico Madrid. Ovviamente a Torino preferiscono tenere separati i discorsi su Cavani e Pogba: anche per avere le mani libere nell’eventuale vendita del francese senza contropartite tecniche. In ogni caso Marotta e Paratici sanno bene che Cavani può arrivare insieme a Dybala solo se viene ceduto Pogba. Oppure la doppietta potrebbe rendersi necessaria nel caso in cui l’Apache facesse le valigie in estate.

A Torino sarà una lunga estate caldissima. La Juventus anima le voci di mercato in vista della prossima stagione, quando rischia di perdere le due stelle della squadra: Tevez e Pogba.

Secondo la Gazzetta dello Sport, il centrocampista francese andrà via solo se sarà lui stesso a chiederlo e per offerte dagli 85 milioni in su. In caso di addio, l'obiettivo dei bianconeri è il belga Axel Witsel dello Zenit San Pietroburgo, da cui lo sponsor Gazprom vuole disimpegnarsi. Si può ragionare attorno ai 25 milioni e i primi contatti sono già stati avviati attraverso intermediari. La prima alternativa è rappresentata dal brasiliano del Chelsea, Ramires: entrambi hanno giocato in Portogallo al Benfica. Inoltre in difesa interessa il brasiliano Miranda dell'Atletico Madrid, mentre per il ruolo di trequartista piace molto l'italo-argentino del Palermo, Franco Vazquez.

Intanto il Matador ha concordato col suo fratello-agente Fernando di dare priorità al dialogo con la Juventus, nonostante il pressing di Manchester United e Atletico Madrid. In ogni caso Marotta e Paratici sanno bene che Cavani può arrivare insieme a Dybala solo se viene ceduto Pogba, oppure la doppietta potrebbe rendersi necessaria nel caso in cui Tevez facesse le valigie in estate.

La Joya interessa pure a Inter, Roma, Psg, Chelsea e Atletico Madrid, ma il dialogo tra bianconeri e rosanero procede senza particolari intoppi. Marotta tiene in caldo l'amico Zamparini, ma prima di chiudere vuol capire bene cosa accade sui fronti paralleli. L'attendismo bianconero, insomma, è figlio di una strategia chiara.

Nella prossima stagione è possibile che il reparto offensivo juventino risulti rivoluzionato: l'unico intoccabile è Morata. Allegri ha dato l'ok a un turnover che potrebbe portare anche a un inedito quartetto: Cavani-Morata-Dybala-Zaza. Sul centravanti del Sassuolo ha messo gli occhi il Tottenham, ma la Juve può acquistarlo per 15 milioni. A breve è previsto un incontro tra i due club per definire la pratica, considerando che a Torino viene dato in partenza Llorente.



giovedì 16 aprile 2015

Barbara Berlusconi: 'Firmato un patto per la cessione del Milan'


Barbara Berlusconi, amministratore delegato del Milan, ha dichiarato in conferenza stampa a margine di evento di sponsorizzazione: "Per quanto riguarda la cessione del club, in quanto amministratore delegato del Milan, non posso parlare, dato che abbiamo firmato un patto di riservatezza".

"E' un obiettivo importante, fondamentale. Non abbiamo ancora idea di quello che sarà. Nel momento in cui Fondazione Fiera si esprimerà, allora potremo contattare tutte le aziende che ci affiancheranno per entrare a far parte di questo progetto. Noi abbiamo presentato un ottimo progetto, siamo concentrati in questa realizzazione e attendiamo una risposta. A breve ci sarà un incontro con Thohir per parlare di San Siro, che ospiterà la finale di Champions League il prossimo anno. Alternative al Portello? Siamo concentrati e ottimisti, ma ci sono delle possibilità alternative".

L'altro amministratore delegato rossonero Adriano Galliani ha aggiunto sorridendo: "Forse può rispondere Bogarelli...". Marco Bogarelli è il presidente di Infront Italia, società leader nella gestione dei diritti televisivi recentemente acquistata dal Dalian Wanda Group di Wang Jianlin, quarto uomo più ricco della Cina già entrato come socio di minoranza nell'Atletico Madrid.

Un accordo di non divulgazione (in inglese: NDA ossia non-disclosure agreement) è un negozio giuridico di natura sinallagmatica che designa informazioni confidenziali e con il quale le parti si impegnano a mantenerle segrete, pena la violazione dell'accordo stesso e il decorso di specifiche clausole penali in esso contenute. In altre parole è un contratto attraverso il quale le parti decidono di non svelare le informazioni indicate dall'accordo. Esso crea una relazione confidenziale tra le parti al fine di proteggere qualsiasi tipo di segreto industriale, salvaguardando informazioni commerciali non pubbliche.

L'accordo di non divulgazione, meglio conosciuto in Italia come accordo di riservatezza, è anche detto accordo di divulgazione confidenziale (in inglese: CDA ovvero confidential disclosure agreement), accordo di confidenzialità o accordo di segretezza.

Tali accordi sono spesso firmati quando due aziende o privati pensano di fare affari assieme e necessitano la comprensione dei processi commerciali dell'altra parte con il solo scopo di valutare le potenziali relazioni d'affari. Gli accordi di non divulgazione possono essere mutui (cioè entrambe le parti sono limitate nell'uso del materiale ricevuto) o possono limitare una sola delle parti.

Il rinnovo biennale della sponsorizzazione che lega Audi al Milan è stato celebrato stamattina con un evento in via Montenapoleone. Nell’occasione, erano presenti i due amministratori delegati del club (Barbara Berlusconi e Adriano Galliani), l’allenatore Pippo Inzaghi, il capitano Riccardo Montolivo e i giocatori Diego Lopez, Mattia De Sciglio e Stephan El Shaarawy.

Barbara Berlusconi ha parlato dei progetti del Milan per quanto riguarda il settore commerciale: “Il bilancio dell’ultimo anno è molto positivo e non solo per il rinnovo con Audi che segue quello con Emirates. Naturalmente il nuovo stadio resta il progetto cruciale: aspettiamo il responso di Fondazione Fiera e vedremo cosa accadrà. Se avremo l’ok definitivo, potremo contattare i vari brand che ci hanno affiancato finora e che magari vorranno partecipare a questo progetto”. Nessun commento, invece, sulla cessione della società: “Ho firmato il patto di riservatezza e non posso rispondere. Più in generale, il Milan guarda all’Asia perché ha vocazione internazionale e il mercato orientale è fondamentale, soprattutto in questo momento. Anche per questo motivo ci sarà un tour estivo in Asia”.

Adriano Galliani si è soffermato sulla situazione di Inzaghi: “E’ un ottimo allenatore. Sono convinto che senza gli infortuni di gennaio e febbraio saremmo in altra posizione. E gli infortuni non sono colpa dell’allenatore. Pippo deve stare tranquillo, poi certo qualche buon risultato aiuta. Però in tutti questi anni ho imparato a capire se uno spogliatoio è con o contro l’allenatore: e lo spogliatoio del Milan è assolutamente con Inzaghi”. Poi Galliani ha parlato del derby: “E’ vero che dà tre punti come le altre partite, però ha un significato particolare. Ne ricordiamo tanti del passato, speriamo di viverne uno bello domenica. Noi siamo fiduciosi e lo è anche il presidente”.

 Ci sono Eden Hazard e Diego Costa ma non Sergio Aguero nei sei nomi tra cui verrà scelto il giocatore dell'anno in Inghilterra. A far compagnia ai due fuoriclasse del Chelsea, ci sono l'attaccante del Tottenham Harry Kane (19 gol in campionato come Aguero), Philippe Coutinho del Liverpool, il portiere del Manchester United David De Gea e il cileno Alexis Sanchez (Arsenal). Il vincitore sarà annunciato il 26 aprile. L'anno scorso il riconoscimento, assegnato dai giocatori, andò Luis Suarez.




mercoledì 15 aprile 2015

Dortmund è ufficiale, Klopp lascia a fine stagione



Ora è ufficiale: Jurgen Klopp non sarà più l'allenatore del Borussia Dortmund a partire dalla fine di questa stagione. L'allenatore tedesco annuncia l'addio al club dopo 7 anni.  L’allenatore che poche settimane fa aveva firmato il rinnovo contrattuale con il club tedesco fino al 2018, ha deciso di cambiare aria dopo sette anni.

Ecco le parole di Watzke, ad dei gialloneri, in riferimento all'addio di Klopp: "Abbiamo parlato con Jurgen nei giorni scorsi e abbiamo preso la decisione di comune accorso di finire la nostra storia il 30 giugno prossimo. Per noi è stato difficile perché abbiamo davvero una relazione speciale. Possiamo dire con certezza che il popolo del Borussia sarà per sempre riconoscente a Klopp per tutto ciò che ha fatto". Le parole dell'allenatore: "Ho sempre detto che nel momento in cui mi sarei accorto di non essere più la guida perfetta per questo club straordinario avrei preso questa decisione. Ho scelto di annunciare tutto in questo momento perché negli anni scorsi sono state fatte delle scelte da alcuni giocatori che non hanno dato il tempo di reagire.

Credo che questa sia la cosa giusta da fare, questo club merita di essere allenato al 100% dall'uomo giusto. Non sono stanco e posso dire di non avere contatti con altri club; non ho intenzione di rimanere fermo un anno; l'ultimo desiderio che ho con questo club è quello di raggiungere una buona posizione in classifica. Non ho avuto alcun problema con i miei giocatori, credo che il Borussia Dortmund abbia bisogno di un cambiamento. Arriva un momento in cui bisogna iniziare a preparare la stagione seguente ed è per questo che ho voluto comunicare questa decisione ora. Abbiamo ancora molto lavoro da fare e ora che tutti sanno questa novità possono concentrarsi sugli ultimi impegni della stagione. Il BVB merita di tornare di nuovo in alto e non solo di essere ricordato per il suo glorioso passato ". Interviene anche Zorc, direttore generale del BVB: "Credo che Jurgen abbia scritto una moderna favola negli ultimi anni e che lui ne sia stato la figura chiave. Ognuno di noi in questa società, soprattutto i calciatori, vuole che tu abbia il ringraziamento ed il saluto che ti meriti nelle prossime settimane".

Una buona notizia per le squadre italiane interessate all'allenatore tedesco, soprattutto Napoli e Milan. Su di lui ci sono però anche Real Madrid, Arsenal e Manchester City: Alle 13.30 c'è stata una conferenza da parte dell'allenatore tedesco, nella quale ha annunciato l'addio al club giallonero, che ha condotto alla vittoria del campionato nel 2010-2011 e alla finale di Champions League, persa contro il Bayern nel 2013.  Il 13 agosto 2014 ha vinto il suo sesto e ultimo titolo da allenatore del BVB battendo nella finale di Supercoppa di Germania il Bayern Monaco 2-0 al Signal Iduna Park.

Intanto Klopp, che ha ufficializzato la rescissione consensuale - a fine stagione - del contratto di recente prolungato col Dortmund fino al 2018, ha assicurato di "non avere alcuna offerta in mano". Ma dalla Premier League riaffiora l'ipotesi Manchester, sponda City. Il cileno Manuel Pellegrini è ormai a fine corsa e l'allenatore di Stoccarda sembra la figura ideale per prenderne il posto. Klopp è un obiettivo fattibile, anche se in cima alla lista dei desideri dei Citizens resta Carlo Ancelotti, del quale il club inglese apprezza l'esperienza internazionale, ritenuta essenziale per puntare finalmente alla Champions, dopo stagioni di delusioni europee a fronte di investimenti faraonici.

E qui si innesta la seconda ipotesi per Klopp, che lo porterebbe proprio sulla panchina del Real Madrid, al posto del tecnico emiliano. Ancelotti, per ora, è stato blindato dal presidente Florentino Perez. Eppure ultimamente è stato molto criticato, specie dai tifosi, nonostante i quattro trofei vinti nel 2014. Se non dovesse arrivare né la Liga (ormai quasi sfuggita) né la Champions potrebbe saltare. Più tranquilla la situazione dell'Atletico Madrid, dove Diego Simeone ha prolungato fino al 2020.

Un'altra panchina 'calda' è quella del Paris Saint Germain.

Il patron Nasser Ghanim Al-Khelaifi, a capo del gruppo qatariota che nel 2010 ha rilevato la società, non si è mai appassionato a Laurent Blanc, nonostante i buoni risultati in Ligue 1. Aver eliminato il Chelsea dalla Champions ne ha risollevato le sorti, ma la guida della formazione parigina fa gola a molti, non solo perché promette ingaggi da 5-6 milioni di euro a stagione, ma anche per il budget a disposizione della campagna acquisti.

Il posto di Blanc - accostato in passato al Manchester United, che però al momento è soddisfatto dell'olandese Louis van Gaal - potrebbe andare a Rafa Benitez, in scadenza di contratto con il Napoli. L'allenatore spagnolo preferirebbe tornare in Premier League, per riavvicinarsi alla famiglia rimasta a Liverpool, ma non potrebbe dire no al richiamo del Parco dei Principi. "Ho allenato in Spagna, Inghilterra e Italia, non avrei nessun problema a farlo in un altro campionato se arrivasse una buona offerta. E il francese lo parlo già un po' " ha detto di recente, intervistato da France Football.

Luciano Spalletti è interessato a sapere come finirà.
A proposito di panchine eccellenti, l'Italia si tiene stretta quella di Antonio Conte. Il tecnico leccese la scorsa stagione era stato tentato dal Psg. "E' naturale che qualche club possa venire a chiederlo - ha detto il presidente della Figc, Tavecchio - i cambiamenti fanno parte della vita. Ma Conte ha un contratto e lo rispetteremo".



martedì 14 aprile 2015

Il Manchester City libera Touré e Nasri



Rivoluzione Manchester City: Yaya Touré e Nasri all’Inter. Clamoroso rivolgimento di mercato quello avvenuto recentemente in quel di Manchester City: la caduta libera di fine  stagione degli SkyBlues ed infine la sonora sconfitta nel derby con lo United avrebbe convinto i proprietari ad effettuare una vera e propria rivoluzione.

Comunque vada questo finale di stagione in casa Manchester City sarà rivoluzione. Manuel Pellegrini non sarà più il tecnico dei Citizens e alcuni dei pilastri della sua squadra saranno messi sul mercato per liberare spazio salariale per i nuovi acquisti, importanti, che saranno garantiti alla nuova guida tecnica.

Secondo quanto riportato dal Daily Mail, la pesante battuta d'arresto del Manchester City nel derby contro il Manchester United ha di fatto spento ogni residua velleità di vincere la Premier League e per questo la dirigenza del club ha già dato il via libera ad alcuni giocatori in uscita. Si tratta di Yaya Tourè e Samir Nasri, che sono liberi fin da subito di cercarsi una nuova destinazione.

Con il centrocampista ivoriano l'Inter non ha mai smesso di parlare. Contatti diretti, telefonici, fra il giocatore, il suo agente e Roberto Mancini. Tourè guadagna tantissimo e non ha intenzione di scendere sotto quota 4 milioni. Il tecnico jesino svolge il compito di doppio mediatore: da una parte cercando di convincere Tourè ad accettare un quinquennale da 3 milioni, dall'altra Thohir ad alzare l'offerta per portarlo a Milano. Il presidente nerazzurro sarà in Italia per assistere al Derby contro il Milan in questa occasione si proverà a stringere i cordoni della trattativa.

 Alla ricerca di un trequartista di grande qualità da schierare alle spalle delle due punte, la Juventus che parla già ampiamente francese studia da tempo il talento classe '87 Samir Nasri. Il carattere fumantino era stato il principale motivo che ha allontanato in passato i bianconeri, ma oggi, a 27 anni, Nasri è arrivato alla piena maturazione. Ha uno stipendio più contenuto rispetto a Tourè poiché non supera tutt'ora i 4 milioni. Cifra alla portata di una Juve che sogna in grande e che potrà risparmiare e non poco sull'esborso relativo al suo cartellino.

Dall’Inghilterra arrivano con insistenza le voci di un arrivo di Benitez al Manchester City per la prossima stagione, soprattutto dopo la sonora sconfitta nel derby contro lo United. Considerata la crisi dei Citizens, l’attuale allenatore Manuel Pellegrini verrebbe messo alla porta e al suo posto ci sarebbe proprio Rafa. Si parla perfino di un accordo per un anno in attesa che si liberi Pep Guardiola.

Il tecnico Manuel Pellegrini potrebbe non finire comunque la stagione e il suo posto verrebbe preso da Patrick Vieira, attuale allenatore della squadra riserve. Roberto Mancini vorrebbe provare ad approfittarne: il tecnico jesino, sostiene il “Daily Mail”, vorrebbe portare all’Inter tre calciatori: Yaya Tourè, James Milner e Samir Nasri. Calciatori che lo stesso Mancini volle fortemente durante la sua esperienza inglese.


Calcio i migliori uomini assist




Se il gol è la quintessenza del calcio, l'assist è uno dei condimenti indispensabili del gioco più bello del mondo. Spesso e volentieri, anzi, il passaggio vincente resta nella memoria ancor più della stoccata decisiva. E' il caso, tanto per restare all'ultima giornata di Serie A, del passaggio di Eto'o per Soriano durante Milan-Sampdoria 1-1 di domenica sera.

Quando l'assist vale più di un gol. L'importanza dell'ultimo passaggio è spesso determinante ai fini del risultato. La finalizzazione conta certo, ma essere messi nelle condizioni migliori per segnare è un'arte da pochi. Ecco la classifica dei migliori 'assist-man' della stagione stilata da 'ESPN'. Guidano Cesc Fabregas del Chelsea e il belga de Bruyne del Wolfsburg che ne hanno messi insieme ben 16.


Ci sono vari modi per entrare nella storia del calcio attraverso un assist confezionato per un compagno di squadra: ci puoi riuscire con un colpo di biliardo 'no-look' attraverso una selva di gambe avversarie (Pirlo per Grosso), oppure con un passaggio millimetrico dopo aver superato di potenza un difensore al 110° minuto della 'partita del secolo' (Boninsegna per Rivera); puoi fare un dribbling di tacco all'Old Trafford e poi regalare a un tuo compagno una palla che è solo da spingere in porta (Redondo per Raul), oppure inventarti una rovesciata tanto ben riuscita quanto imprevedibile (Del Piero). C'è poi chi manda i propri compagni in gol con una rabona (Maradona per Diaz), di tacco (Seedorf per Inzaghi e Ibrahimovic per Lavezzi), o addirittura colpendo il pallone (di proposito) con la schiena (Ronaldinho per Giuly). Infine, valgono anche gli 'scavetti' (Bergkamp per Ljungberg) e le aperture di quaranta metri (Rui Costa per Shevchenko): vale tutto, purché il tocco finale, quello del gol, sia il risultato di un'invenzione creata un attimo prima da qualche genio del calcio.

Le classifiche degli assist più memorabili della storia del calcio


1. Fabregas (Chelsea, 16 assist in 24 partite)
2. de Bruyne (Wolfsburg, 16 in 26)
3. Messi (Barcellona, 15 in 28)
4. Ronaldo (Real Madrid, 11 in 25)
5. Payet (Marsiglia, 11 in 29)
6. Suarez (Barcellona, 9 in 19)
7. Di Maria (Manchester United, 9 in 21)
8. Junuzovic (Werder Brema, 9 in 25)
9. Cheryshev (Villarreal, 9 in 24)
10. Mueller (Bayern Monaco, 9 in 25)


1 - Pirlo per Grosso (Germania-Italia 0-2, Mondiali 2006)

2 - Boninsegna per Rivera (Italia-Germania Ovest 4-3, Mondiali 1970)

3 - Redondo per Raul (Manchester United-Real Madrid 2-3, Champions League 1999-2000)

4 - Del Piero per Trezeguet (Milan-Juventus 0-1, Serie A 2004-05)

5 - Maradona per Diaz (Argentina-Svizzera 5-0, amichevole 1980)

6 - Seedorf per Inzaghi (Bayern Monaco-Milan 0-2, Champions League 2006-07)

7 - Ronaldinho per Giuly (Barcellona-Osasuna 3-0, Liga 2005-06)

8 - Ibrahimovic per Lavezzi (Bastia-PSG 0-3, Ligue 1 2013-14)

9 - Bergkamp per Ljungberg (Arsenal-Juventus 3-1, Champions League 2001-02)

10 - Rui Costa per Shevchenko (Milan-Real Madrid 1-0, Champions League 2002-03)

lunedì 13 aprile 2015

Scudetto Lazio: Pioli per il momento può sperare



Non è una sorpresa. La Lazio gioca il calcio più bello d’Italia, segna a raffica, difende bene. Otto vittorie consecutive incassando appena due gol. Stefano Pioli ha eguagliato le imprese di Maestrelli e Rossi, sabato può agganciare il record di Eriksson se riuscirà a battere la Juventus a Torino. E’ secondo in classifica, ha appena scavalcato la Roma, viaggia da mesi alle stesse medie di Allegri. Stessi punti (31) dei bianconeri nel 2015, primato nella classifica parziale del girone di ritorno a quota 27, tre lunghezze di vantaggio sulla Signora, a cui ha appena strappato un altro record. Con il poker rifilato all’Empoli, la Lazio ora possiede il miglior attacco del campionato con 58 gol in 30 giornate. Un fenomeno da studiare, da analizzare, da raccontare attraverso diverse chiavi di letture. Ecco i segreti della Lazio.

La distanza è tanta, forse troppa: 12 punti di distacco dalla Juventus a otto giornate dal termine del campionato costituiscono un gap quasi insuperabile. Ma in casa Lazio ci sono alcuni elementi (statistici e scaramantici) che possono far sognare. E i tifosi, sotto sotto, ci sperano, tanto che sui social e nelle community frequentate dai tifosi biancocelesti è già comparso il tormentone: "Non succede, ma se succede...".

Il parallelo, facile, è quello con la stagione 1999-2000, quella del secondo Scudetto conquistato dalla Lazio, in rimonta sulla Juventus. In quella stagione, a otto giornate dal termine del campionato (tante quante ne mancano ora), la squadra di Sven-Goran Eriksson, dopo aver perso per 1-0 in casa del Verona, si ritrovò a meno nove dalla Juve di Carlo Ancelotti, vittoriosa per 3-2 nel derby. Da quel momento in poi, però, Veron e compagni iniziarono una strepitosa rimonta, culminata con il tricolore del 14 maggio.

Nelle ultime otto gare della Serie A 1999-2000, la Juventus raccolse la miseria di 12 punti, perdendo con Milan, Lazio, Verona e Perugia, e chiudendo a 71 punti. La Lazio invece in otto giornate conquistò 22 punti, vincendo il titolo a quota 72: pareggio per 3-3 con la Fiorentina e sette vittorie, comprese quelle con la Roma e con la stessa Juventus, nello scontro diretto del Delle Alpi vinto grazie a un gol di Simeone.

Allora la Lazio partiva da un -9, stavolta da un -12, ma la Juventus di quell'anno, a differenza di quella di Allegri, non aveva una Champions League da giocarsi in contemporanea con la lotta per lo Scudetto. In più, per quanto riguarda le statistiche care agli scaramantici, i due calendari (del 1999-2000 e di quest'anno) ripropongono alcune sfide in comune: la trasferta a Torino e il derby per la Lazio; la trasferta al Bentegodi per la Juve (oltre al match con i biancocelesti).

Per chi poi vuole aggiungere scaramanzia a scaramanzia (liberi i tifosi juventini di toccare ferro), c'è un altro parallelo storico da considerare: il 2000 fu l'anno del Grande Giubileo della Chiesa Cattolica, mentre per quest'anno Papa Francesco ha da poco deciso che ci sarà un Giubileo straordinario. Straordinario come sarebbe uno Scudetto conquistato dalla Lazio di Pioli in rimonta sulla Juventus.

 Stefano Pioli non nega che il progetto scudetto è possibile anche nella Lazio. Le parole di Igli Tare su un possibile tricolore biancoceleste nei prossimi due-tre anni hanno convinto anche il tecnico dei capitolini che spiega: «Le componenti che possono permetterti di fare un salto così sono diverse e sicuramente non è facile. Le strutture, la programmazione, la mentalità, i giocatori e l'ambiente sono importanti: se vediamo queste voci, credo che la Lazio si stia attrezzando per poter competere ad alti livelli. La società si è già mossa sul mercato in vista della prossima stagione per avere una squadra sempre competitiva, i giocatori di qualità già ci sono». Insomma la Lazio può ambire in alto e se lo scudetto non è possibile già quest'anno la Champions League è ancora un obiettivo al quale Pioli crede: «Dobbiamo puntare a fare più punti possibili da qui al termine della stagione, poi tireremo le somme» precisa il tecnico della Lazio nella classica conferenza stampa di Formello alla vigilia della sfida contro il Palermo.

Se la Lazio oggi gioca il calcio più bello della serie A e ha ripopolato l’Olimpico, lo deve al suo allenatore. Si batterà con Allegri per la panchina d’oro a Coverciano. Ha lasciato il segno alla prima stagione in una piazza così complicata e prestigiosa. Veniva dal Bologna, in precedenza aveva allenato il Chievo e diversi club in B. S’è dimostrato tecnico di grande profilo. Dal punto di vista tattico, ha trasformato la Lazio. Propone un calcio offensivo, gioca all’attacco, diverte. Ha sgretolato lo scetticismo iniziale e ha soprattutto convinto i giocatori. Lo seguono, accettano le sue scelte. Ha formato il gruppo, acquistando credibilità all’interno dello spogliatoio.

La Lazio è l’espressione del calcio più bello praticato oggi in serie A. Ha un’anima italiana nell’ossatura della squadra e olandese nell’interpretazione. Nel girone d’andata aveva sorpreso per possesso palla, pressing, capacità di aggredire. Nei mesi è diventata una squadra matura, capace di gestire le partite, si difende meglio, sa sfruttare gli strappi e le accelerazioni dei suoi top player per ripartire in contropiede. Segna di testa, colpisce dalla distanza, sfrutta gli inserimenti dei centrocampisti, trova ampiezza nella manovra spingendo sulle fasce. Un calcio totale rappresentato dal miglior attacco (58 gol) della serie A e dall’imprevedibilità dei giocatori offensivi. Klose e Felipe Anderson hanno segnato 10 gol, Mauri 9, Candreva, Parolo e Djordjevic 7. Nessuno in Europa ha tanti marcatori in squadra.

Si tende a sottovalutare il valore di alcuni giocatori. La Lazio quest’anno ha allestito un organico super per varietà di alternative e qualità. De Vrij-Biglia-Klose: è questa la spina dorsale della squadra di Pioli. L’olandese è stato eletto miglior difensore al Mondiale in Brasile, dove è arrivato terzo. Biglia era il play aggiunto dell’Argentina di Messi e Aguero, sconfitta in finale dalla Germania. Klose è semplicemente il centravanti che ha segnato più gol nella storia dei Mondiali. Parliamo di questi tre ed è superfluo sottolineare l’esplosione di Felipe Anderson. Gol e assist: è diventato in pochi mesi il giocatore più decisivo della serie A. Si identifica la Lazio nel brasiliano ex Santos. Sarebbe un torto trascurare Candreva e Mauri. E ancora Parolo, Lulic, Cataldi, Keita, Basta, Marchetti, Radu e così via. Una squadra così forte Lotito non l’aveva mai costruita. E’ una Lazio piena di stelle.

Un altro segreto è il ritrovato entusiasmo. L’amore della gente e l’energia emotiva che circonda oggi la Lazio, sono diventate il valore aggiunto. Bisogna rendere merito ai tifosi della Curva Nord, come al solito trascinanti.



venerdì 10 aprile 2015

Notizie di calciomercato: Inter, Pogba, Juventus ed il futuro di Dybala



Erick Thohir, il numero uno nerazzurro: “Faccio il mio meglio per la società e continuerò a farlo. Moratti ha insistito perché fossi io il presidente”.

Mentre, tra smentite e dichiarazioni, prosegue il piano di Massimo Moratti per valutare se ci sia la possibilità di riprendersi l’Inter, da Giacarta arriva una promessa di impegno dell’attuale presidente nerazzurro. Il tycoon conferma i doveri che si è assunto con l’acquisizione dell’Inter e promette di lavorare per accontentare i tifosi. “Comprare l’Inter è stato un onore per me, ma anche una responsabilità - ha spiegato Thohir a una radio indonesiana -: per questo sto cercando di fare del mio meglio e continuerò a farlo, perché merita il massimo. All'inizio di questa avventura pensai che il presidente dovesse essere Angelomario Moratti, ma Massimo mi disse di no, che ero io l’azionista di maggioranza e che era giusto fossi io il presidente. I tifosi nerazzurri sono fantastici e si meritano il meglio. Lavoriamo per accontentarli”.

Thohir ha poi ricordato com'è nata l’idea di mettersi alla guida dell’Inter: “Mi contattarono dagli Stati Uniti chiedendomi se fossi interessato a investire in un club europeo di fama mondiale: era l’Inter, non ci potevo credere, perché avevo sempre seguito la Serie A e soprattutto la squadra nerazzurra -spiega il magnate indonesiano-. Non potevo che essere interessato! L’Inter è un brand globale, riconosciuto in tutto il mondo”.

Paulo Dybala sempre al centro del mercato con il Palermo che spinge per una vera e propria asta. Intercettato dai microfoni di France Football, il presidente dei rosanero Maurizio Zamparini ha spinto ancora una volta l'acceleratore sul mercato: "Il PSG ha chiesto informazioni all'agente di Dybala, sa che il giocatore è sul mercato. A Parigi sono interessati, così come sono interessati Arsenal, Manchester City, la Juventus, l'Inter, la Roma e il Napoli"."In questo momento è in pole position la Juve, che vuole concludere l'affare in una settimana. Io invece attendo, perché naturalmente vorrei la migliore offerta possibile. Dybala è all'asta. I bianconeri mi hanno offerto 35 milioni, ma io ne voglio 40 o di più. Sto trattando anche con l'Arsenal".

La Juventus ha deciso di vendere Paul Pogba. Gli ultimi dubbi sono caduti nel corso di un vertice tra Agnelli, Marotta e Paratici nel quale sono stati attentamente valutati tutti gli aspetti positivi e negativi della vicenda. Cosa ha portato a questa decisione? Gli aspetti sono molteplici.

Il primo, strettamente mercantile, è legato all'insistenza con la quale si sono fatti sotto tutti i principali club europei con offerte piuttosto sostanziose per il club e proposte di ingaggio faraoniche per il ragazzo. Quello che la Juventus sperava a gennaio quando ha dato l'ok a Raiola per valutare la situazione sta succedendo, è scattata una vera e propria asta fra tutte le principali società europee disposte a far follie per il giovane centrocampista francese.

Non ci sono soltanto le proposte di Paris Saint Germain della quale vi abbiamo già detto, ma anche il Barcellona si è mosso con Ariedo Braida. Richieste di incontri e manifestazioni di interesse sono però arrivate anche dal Real Madrid, dal Manchester United e perfino dal Bayern di Monaco. Questa situazione porterà alla Juventus soltanto dei vantaggi. I dirigenti valuteranno con calma quale sarà l'offerta più vantaggiosa sia in termini di denaro contante e di contropartite di giocatori. Su questo fronte continua anche a lavorare Raiola nell'interesse del suo assistito.

La Juventus valuta Pogba tra gli ottanta e i cento milioni. L'offerta del Psg ha messo sul piatto due giocatori che piacciono molto come Cavani e Verratti. Il Manchester sarebbe perfino disposto a cedere anche Van Persie, vecchio pallino della Signora che in agosto compirà 32 anni, pur di arrivare a Pogba. Tutti quanti per il giocatore sono pronti a offrire un quinquennale attorno ai dieci milioni, il doppio di quello che guadagna a Torino.

Ecco allora che la strategia è stata decisa. Va bene l'asta, vanno bene le trattative su più fronti, va bene anche denaro più giocatori che piacciono ad Allegri e non solo cash, poi la Juve tirerà le somme anche sentendo la volontà del giocatore che punta molto in alto. Comprensibilmente. Raiola lo vede molto bene al Psg che vuol fare di Pogba un testimonial perfetto del calcio francese, ma ci sono almeno due mesi di tempo per chiudere, da aprile a giugno. La Juve fisserà una data limite anche perché, comprensibilmente, l'affare Pogba condizionerà tutte le strategie di mercato.

L'unica pista tenuta ancora calda, molto calda, è quella che porta a Dybala. La Juve vede l'argentino del Palermo come il più affidabile successore di Tevez che per ora non ha voglia di allungare il contratto con la Juve fino al 2017. Resterà ancora un anno e poi chiuderà al Boca. Su Dybala ora sono in molti, Inter compresa, ma anche nell'ultimo incontro di pochi giorni fa, il ragazzo ha fatto ancora una volta sapere di volere la Juve. L'offerta, 25 milioni, non convince Zamparini che ne vuole almeno quaranta. Neanche il rilancio Juve, quaranta fra cash e giocatori per Dybala e Vazquez, ha fatto breccia. Il presidente del Palermo sa che la volontà del giocatore è importante (come quando Cavani scelse Napoli) e prima o poi dovrà mettersi a trattare. La Juve, comunque, non molla.

Per l'attacco Allegri vuole giocatori più disposti a partecipare alla manovra, più tecnici. Ecco allora che ha dato il via libera per la cessione di Llorente e il fine prestito di Matri al Milan, mentre il giovane Coman sarà dato in prestito. Alla Juve oltre a Tevez e Morata servono almeno altri tre attaccanti importanti. Su Zaza e Berardi sono nati dei dubbi. Hanno caratteri non malleabili, si adatteranno alla Juve? Su questo si ragiona, ma sono scese le probabilità di Zaza bianconero. Come si vede, oltre Dybala, molto ruota attorno a Pogba.

Proprio per questo al momento della cessione Moratti si era cautelato facendo inserire una clausola chiamiamola di possibile ricompra. Thohir si è impegnato per iscritto a mantenere la società nerazzurro al livello della sua tradizione e della sua storia, in caso contrario l'ex proprietario avrebbe esercitare la ricompra. Un giorno Moratti ci disse: "Ho venduto a Thohir perché mi sembra affidabile, farà il bene dell'Inter, non voglio ritrovarmi dopo sei mesi i tifosi sotto casa". Sta succedendo dopo un anno e mezzo. Il discorso è avviato, vediamo dove porterà. Comunque Thohir se non vuol vendere, dovrà fare una squadra competitiva e comunque l'Inter ci guadagnerà.

A proposito di cessione e di ricompare, mentre mister Bee, il thailandese, sta per passare all'offerta ufficiale e definitiva per comprare una quota del Milan, mister Lee, il cinese, ha fatto sapere attraverso l'agenzia cinese Xinhua e non una qualsiasi, di avere messo assieme una cordata con cinque magnati disposti a versare il miliardo per comprare il Milan, quattro sono cinesi, il quinto è thailandese. Speriamo non sia Bee altrimenti è una frittata.

Berlusconi valuta, lui e alcuni figli venderebbero tutto e subito, Barbara vorrebbe fare una vendita più graduale, gli piacerebbe costruire prima lo stadio. Molto complicato, un po' come per il Milan tornare in Europa.

Nel frattempo finalmente tutti hanno capito quello che scriviamo da gennaio: Benitez se ne andrà da Napoli. Non ci voleva molto, nel calcio quando si rimandano le firme a primavera in genere non arrivano mai. De Laurentiis ha in mano Spalletti, il sogno è Klopp e l'ultima tentazione Mihajlovic che ha già detto a Ferrero di voler lasciare la Samp. Un trio di duri, quello che serve al Napoli.



mercoledì 8 aprile 2015

Orgoglio Parma, batte Udinese 1-0



Parma batte Udinese 1-0 nel recupero della 24/a giornata del campionato di Serie A.

Ultimo in classifica, fallito, ma sempre a testa alta. Il Parma di Roberto Donadoni si impone 1-0 contro l'Udinese nel recupero della sfida valida per la 24esima giornata della Serie A e conquista altri tre punti importantissimi, soprattutto per il morale e la fiducia di giocatori e tifosi.


La sfida del "Tardini" viene decisa da una rete di Varela al 25' (primo gol in Serie A per il portoghese) e consente agli emiliani di tornare alla vittoria dopo l'ultimo successo ottenuto lo scorso 6 gennaio contro la Fiorentina, sempre per 1-0. Male, invece, l'Udinese, che subisce una brutta battuta d'arresto, e resta ferma a quota 34 punti.

Parma (3-5-2): Mirante 6, Santacroce 6, Costa 6 (4'st Mendes 6), Feddal 6.5, Cassani 6, Mauri 6.5 (30'st Gobbi sv), Lodi 6, Nocerino 6.5, Varela 7, Ghezzal 6, Coda 6.5 (21'st Belfodil 6) (22 Iacobucci, 91 Bajza, 13 Prestia, 58 Esposito, 20 Taider, 80 Jorquera, 37 Broh, 34 Haraslin, 17 Palladino). All.:Donadoni 7.

Udinese (3-5-2): Karnezis 6, Wague 5, Danilo 5.5, Bubnjic 5.5 (1'st Allan 5), Widmer 5.5, Badu 6, Guilherme 5, Bruno Fernandes 5 (33'st Geijo sv), Pasquale 5, Aguirre 5 (1'st Thereau 5), Di Natale 5.5 (22 Scuffet, 97 Meret, 21 Hallberg, 34 Antunes, 50 Coppolaro, 9 Perica) All.: Stramaccioni 5.

Calciomercato le perle e i possibili acquisti per i movimenti estivi



Sami Khedira, centrocampista del Real Madrid e della nazionale tedesca, non è stato convocato da Carlo Ancelotti per la sfida contro il Rayo Vallecano. Secondo quanto riportato dal Mundo Deportivo, l'addio è sempre più vicino. Nonostante le voci insistenti che lo vogliono di ritorno in Germania in direzione Schalke 04, il centrocampista classe '87 del Real Madrid Sami Khedira resta un obiettivo di mercato del Manchester United per giugno, visto che il tedesco è in scadenza di contratto.

Con un rinnovo che stenta ad arrivare con l'Inter, il nome di Mauro Icardi continua ad essere protagonista delle attenzioni di mercato di moltissimi club europei. Secondo quanto riportato dal Daily Mail, ad esempio, il prossimo weekend in occasione del match del Bentegodi fra il Verona e l'Inter il Manchester United invierà un emissario per visionare dal vivo il centravanti argentino. Per i Red Devils sarebbe già la terza occasione per seguire il giocatore live dopo le gare contro Sampdoria e Parma

Il mercato estivo comincia già a far sentire i suoi effetti su questi mesi che accompagneranno il campionato alla fine. I nomi caldi? Cominciamo da Edinson Cavani in rotta aperta con il Psg. Non da oggi, ma mai come oggi. Con le italiane che lo sognano, dalla Juve, alle due milanesi, alla Roma che osserva la situazione a distanza, al Manchester United che sembrerebbe deciso a sferrare l’attacco finale. Occhio all’Atletico Madrid, alla firma del rinnovo Simeone ha chiesto proprio il Matador. Servono 45-50 milioni di euro.

Ancora Psg, ancora un futuro da decifrare: quello di Zlatan Ibrahimovic: la sua storia con Parigi sembra al capolinea, il suo destino molto probabilmente sarà americano. A meno che non venga fuori anche in questo caso una operazione di rientro verso l’Italia. Ma ora non ci sono elementi per definirla.

Restando con lo sguardo rivolto a Parigi, c’è anche Ezequiel Lavezzi in uscita: servono 15 milioni, l’Inter ci sta pensando seriamente e non da ora. Il Pocho ha mercato anche in Spagna.

In Italia quattro sono i nomi caldi: su tutti Paul Pogba e Paulo Dybala, 80 milioni per uno (ma a 70 si tratta eccome), 40 (dice Zamparini), 30 (nella realtà andrebbero benissimo) per l’altro. Attorno a Pogba c’è un silenzio carico di tensione, chi fa la prima mossa apre l’asta, ma Real, Barça, Psg, United, Chelsea e City sono vigili e pronte a partire all’assalto. Dybala piace in Italia a Juve, Napoli, Inter e Roma, ma ha estimatori al Psg e in Premier, tra Liverpool, Chelsea e United, oltre all’Arsenal che nega ma sonda.

Poi c’è Gonzalo Higuain attorno al quale aleggiano dubbi, soprattutto se il Napoli non dovesse trovare la strada per la Champions: per la Roma sarebbe un sogno sulla carta irrealizzabile, prima ancora per ragioni … “ambientali”: il club di De Laurentiis una volta accettata l’ipotesi di doverlo far andar via lo cederebbe a una concorrente diretta?. E anche su Higuain c’è la Premier con le sue sterline che spinge.

E a proposito di Premier: al City c’è Jovetic in uscita, con l’Inter in corsa e la Roma pure. Dzeko che pensa di andar via: in questo caso i giallorossi sembrano in vantaggio in Italia. E Falcao? Sembra destinato a lasciare il Manchester, la Juve lo segue sempre, c’è il Liverpool. Mentre si riparla anche di Real, ma oggettivamente la pista sembra ardua.

Il Manchester City vuole ripartire dopo una disastrosa annata: nel mirino dei Citizens c'è Paul Pogba. Oltre ai milioni pronte due contropartite di lusso come Edin Dzeko e Samir Nasri.

Arsenal, Liverpool e Napoli: queste le possibili destinazioni di Alvaro Arbeloa, in partenza dal Real Madrid in estate. Nel caso dei partenopei assalto in caso di permanenza di Benitez

Roberto Mancini, tecnico dell'Inter, ha parlato dagli studi di Sky Sport: "Tolti gli stadi nei quali ho giocato penso che sia Wembley quello che mi fa battere il cuore più degli altri. I tifosi dell’Inter stanno soffrendo in questo momento, ma soffriamo anche noi. Devono avere pazienza, ma posso capire la loro delusione. Spero comunque che continuino a dare il loro apporto a una squadra. In Inghilterra è diverso, anche nelle stagioni in cui tutto va male i fan sono sempre felici. Adani e il suo rifiuto di fare il vice all'Inter? L'ho avuto con me a Firenze, abbiamo vinto la Coppa Italia e abbiamo vissuto un momento difficile. Poi l'ho ritrovato all'Inter e ho capito che poteva essere un buon allenatore. Yaya Toure? Sarebbe un arrivo positivo per tutto il calcio italiano, anche se per il momento è un giocatore del City e non possiamo parlare di lui. La nostra serie A ha comunque bisogno di ritrovare i campioni e l'ivoriano sarebbe senza dubbio importante per tutto il movimento. Moratti? Sono rimasto stupito di leggere che sarebbe potuto tornare all'Inter, ma poi ho letto la smentita. Sono fiducioso per il futuro, anche perché Thohir ha intenzione di formare una grande squadra".

Il quotidiano The Telegraph nella sua versione on line parla dell’affare che potrebbe portare al riscatto immediato da parte della Fiorentina, dal Chelsea, per l’attaccante arrivato a Firenze a gennaio scorso Mohammed Salah. Il giornale britannico cita fonti dirigenziali vicine ai Blues che, al contrario di quanto ipotizzato in particolare dall’Italia, ovvero che i viola potrebbero acquistare il 100% dei diritti sull’egiziano versando una cifra entro l’estate del 2016 di 9,5 milioni di sterline, cioè poco meno di 14 milioni di euro, vedrebbe proprio i vertici del club presieduto da Abramovic aspettarsi dalla Fiorentina per il riscatto di Salah una cifra di 24 milioni di euro.




venerdì 3 aprile 2015

Sacchi: «Pagato per non andare alla Juventus»



Uno dei passaggi più interessanti del libro ‘Calcio Totale’, scritto da Arrigo Sacchi, rivela che Silvio Berlusconi avrebbe pagato il tecnico di Fusignano per non andare alla Juventus: “Lui voleva solo evitare che andassi alla Juve e mi pagò per mesi anche dopo l’addio al Diavolo”. Una notizia che potrebbe far venire qualche rimpianto ai tifosi bianconeri, che nonostante i fasti del passato, avrebbero certamente gradito uno dei maestri del calcio moderno.

Lo ha rivelato lo stesso ex allenatore di Fusignano, nel suo libro "Calcio totale". Ne parla stamane il quotidiano Libero: l'idea di Arrigo, nonostante la vulgata, è sempre stata quella di un calcio per uomini e fatto da uomini, dove gli aspetti "tattico e umano" vanno di pari passo. Dove testa e cuore contano quanto piedi e schemi. Una storia di arrivi e ritorni, iniziata a Cesena, proseguita a Rimini, anni importanti a Firenze, Parma e Madrid e le vette toccate con Milan e Nazionale, arrivata "non per merito di Berlusconi, lui voleva solo evitare che andassi alla Juventus e mi pagò per mesi anche dopo l'addio al Diavolo. In Azzurro ho scoperto che il ruolo di ct è come quello di un eunuco nell'harem: hai tante belle donne vicino ma non puoi fare nulla".

Ancora retroscena raccontati da Arrigo Sacchi all'interno della propria autobiografia, "Calcio Totale". Uno di questi riguarda il suo primo addio al Milan, avvenuto nel 1991, dopo anni di trionfi: pochi mesi dopo l'addio ai rossoneri Sacchi sarebbe diventato il commissario tecnico della Nazionale. Come raccontato però oggi da Libero, in verità, a sponsorizzare Sacchi a divenire c. t. azzurro non fu Silvio Berlusconi, così come molti pensano: l'idea iniziale del numero uno del Milan era semplicemente quella di non spingere l'allenatore verso gli acerrimi rivali della Juventus.

Come spiegato dallo stesso Sacchi, Berlusconi lo avrebbe continuato a pagare anche dopo l'addio al Milan per non farlo firmare con la Juve: «Lui voleva solo evitare che andassi alla Juve e mi pagò per mesi anche dopo l’addio al "Diavolo"». Riguardo alla sua esperienza in Nazionale, invece, Sacchi racconta: «In azzurro ho scoperto che il ruolo di c. t. è come quello di un eunuco nell'harem: hai tante belle donne vicino ma non puoi fare nulla». Paragone più che mai azzeccato.

«Gli 80mila tifosi rossoneri che cantavano il mio nome nell’ultima partita col Milan; l’abbraccio con Baresi, che, venendo a centrocampo, cominciò a piangere perché aveva sbagliato il rigore; la gioia di Van Basten quando segnò il rigore alla Stella Rossa; il 5-0 al Real dopo la partita perfetta; il gol di Baggio contro la Nigeria all’ultimo minuto; il pullman che fendeva la folla di tifosi a Barcellona prima della finale con lo Steaua...»

 L’idea di Arrigo, nonostante la vulgata, è sempre stata quella di un calcio per uomini e fatto da uomini, dove gli aspetti «tattico e umano» vanno di pari passo. Dove testa e cuore contano quanto piedi e schemi. Una storia di arrivi e ritorni, iniziata a Cesena, proseguita a Rimini, anni importanti a Firenze, Parma e Madrid e le vette toccate con Milan e Nazionale, arrivata «non per merito di Berlusconi, lui voleva solo evitare che andassi alla Juve e mi pagò per mesi anche dopo l’addio al Diavolo. In Azzurro ho scoperto che il ruolo di ct è come quello di un eunuco nell’harem: hai tante belle donne vicino ma non puoi fare nulla».

Molto invece ha potuto Sacchi in rossonero, dove Gullit era il simbolo: «Quando partiva lui, con la criniera al vento, era come se squillasse la tromba dell’assalto». Un’esuberanza che Ruud teneva a stento a freno: «Il presidente chiese un mese di astinenza dal sesso, lui rispose: “Dottore, io con le palle piene non riesco a correre”». Aneddoti succosi, come quel giorno che Arrigo chiama l’amico e complice Berlusconi a Sankt Moritz: «Mi compri Ancelotti, è un gran giocatore, un professionista esemplare, un ragazzo straordinario». «Ma come faccio a comprarle un giocatore che ha la funzionalità ridotta del 20 per cento?». «Ma dove sono queste funzionalità ridotte?» chiede a Silvio. «Nel ginocchio». «Mi sarei preoccupato se le avesse avute al cervello». Quello stesso Ancelotti storicamente poco veloce e al quale «nei test sui 50 metri, per non demoralizzarlo, abbassavamo il tempo impiegato». Finezze psicologiche ma anche pratiche, come quando ai tempi del Rimini Zoratto aveva sempre problemi ai polpacci.

Una sera Sacchi lo sorprende avvinghiato in spiaggia in punta di piedi a una ragazza molto più alta di lui: «Prendi le chiavi del mio appartamento». Risolti i guai ai polpacci di Zoratto.

E poi Baresi, «il più bravo difensore mai visto, ma ogni volta che faceva un lancio per me era uno schiaffo», Van Basten, «la ciliegina sulla torta», il ribelle Massaro: «Eravamo tutti dallo psicologo a preparare una partita ma lui non c’era. Improvvisamente: bum-bum. Era Daniele nel bosco di Milanello che sparava col fucile per concentrarsi». Successi e trionfi, ma anche il rimpianto di «non essere stato un buon padre per le mie figlie» e la mai dimenticata sostituzione di Baggio a Usa ’94 con la Norvegia: «“Avrebbe mai tolto Maradona?”, mi chiese Roberto. Sì, gli ho risposto, per il bene della squadra. L’ho fatto tante volte anche con Gullit e Van Basten».



Incontro Berlusconi-cinesi: ecco le condizioni per la cessione del Milan



Dopo l'indiscrezione lanciata da Aska News, secondo cui Berlusconi è vicino a cedere il 75%, un uomo d'affari asiatico ha cenato con Silvio Berlusconi. Non solo Mr Bee sul club rossonero anche se la cordata Thailandese è in vantaggio.

Milan in vendita, nuova proprietà orientale in vista: è quanto riportano le indiscrezioni degli ultimi giorni secondo le quali Silvio Berlusconi, patron dei rossoneri, sarebbe pronto a cedere la società. E in lizza per rilevarla ci sarebbero potenziali acquirenti cinesi. Una possibilità che ha subito incuriosito i bookmaker d'oltremanica, già pronti con le quote sul passaggio di consegne.

La cessione avverrà, secondo i quotisti inglesi, ma non prima del prossimo 30 giugno, ipotesi data a 1,45. Poi i bookie passano in rassegna la nazionalità dei prossimi proprietari del Milan: vince la pista cinese  data a 4,00, poi l'ipotesi tailandese offerta a 6,00. Per il momento, anche secondo i bookmaker, restano queste le uniche opzioni reali: si sale infatti a 35,00 per un'offerta accettata da parte di un gruppo arabo, mentre si va a 50,00 per il Milan in mano ai russi e a 75,00 per il passaggio agli statunitensi.

Una trattativa destinata a subire un'accelerazione, forse decisiva, già nelle prossime settimane e che prosegue a fari spenti. Il patron della società rossonera si sta muovendo in prima persona perché vuole verificare le credenziali delle persone interessate ad investire nel club di via Aldo Rossi e vuole soprattutto fare sì che il gioiello di famiglia finisca nelle mani più appropriate.

A tale fine, Berlusconi ha posto delle condizioni molto chiare al suo interlocutore principale, che non è dunque il broker thailandese Bee Taechaubol: oltre a mantenere personalmente la carica di presidente onorario e a garantire alla figlia Barbara la permanenza come amministratore delegato, il numero 1 rossonero pretende che, fin dalla prossima estate, i nuovi soci investano in maniera importante sul mercato per riportare la squadra ai livelli di competitività dei tempi migliori.

Nonostante la cena di Arcore la cordata cinese resta comunque in ritardo rispetto a mister Bee. Il magnate thailandese infatti si è mosso prima e negli ultimi giorni il memorandum di intesa con Berlusconi è stato trasformato in un contratto. Se tutto andrà a finire secondo gli accordi, Bee prenderà il controllo del club nel giro di un anno e preleverebbe subito il 20% del club per 195 milioni, per poi salire al 65% attraverso un aumento di capitale. A quanto risulta per il primo anno Galliani resterebbe alla guida parte sportiva, proseguendo il mercato avviato ma concordando con Bee il nome del nuovo allenatore. Sempre per un anno Barbara Berlusconi continuerebbe a gestire la parte marketing e in particolare la questione stadio.

Nella serata di giovedì si nota un movimento di auto a Villa San Martino, Arcore, casa Berlusconi. Poi alle 21.50 ne esce una dove a lato passeggero, telefonino in mano, ci sarebbe l'ospite primario dell'incontro con Silvio Berlusconi appena finito. Lui dovrebbe essere Richards Lee, magnate di Honk Kong, ospite di Berlusconi a San Siro lo scorso 26 ottobre. Magnate e mediatore per conto di una cordata cinese.

Per Silvio Berlusconi "la vendita del 75% del Milan ai cinesi è cosa fatta". Lo ripete da giorni l'ex premier, nei suoi incontri privati e nelle riunioni più allargate che si tengono tra Arcore e Roma. L'ultima volta martedì sera a Palazzo Grazioli, incontrando una ventina di Comites, i rappresentati delle comunità italiane all'estero. A loro ha raccontato che la trattativa è ormai chiusa, che "serve ancora qualche mese per limare i dettagli", ma che ormai non ci sono dubbi: dopo l'Inter a un indonesiano, il Milan finirà ai cinesi. Con la garanzia, spiegava Berlusconi la scorsa settimana durante un pranzo ad Arcore, che la figlia Barbara conservi il suo ruolo di amministratore delegato.

L'interesse dei cinesi è sostenuto dallo stesso governo di Pechino. L'obiettivo, infatti, è quello di diffondere in Cina, un Paese con oltre 1,3 miliardi di abitanti, il calcio e ciò non dovrebbe essere cosa troppo complicata. La Cina vuole sviluppare questo sport anche per rendere competitiva ai massimi livelli nel giro di pochi anni anche la Nazionale che si è qualificata soltanto una volta nella sua storia ai Mondiali. Quanto alle cifre si parla di un'operazione da 1,5 miliardi di euro. Previsti altri incontri ad Arcore nelle prossime ore.

mercoledì 1 aprile 2015

Calciomercato le ultime su Jovetic, Valdifiori, Darmian e sulla panchina del Milan



Il punto sugli argomenti caldi della settimana. Dal futuro di Valdifiori, centrocampista dell'Empoli e della Nazionale, sul quale il Napoli ha messo gli occhi da tempo, a quello del terzino del Torino Darmian, obiettivo di mercato dell'Inter per ammissione di Mancini, passando per la voglia di tornare in Italia di Jovetic (ha chiesto al Manchester City di essere ceduto al termine della stagione) e per le voci di mercato sulla panchina del Milan, con Sarri e Mihajlovic in corsa per prendere il posto di Filippo Inzaghi.

Valdifiori in Nazionale, una possibilità che ha meritato ampiamente…
“Ha dimostrato che ci può stare benissimo in Nazionale. Noi ad Empoli lo conosciamo da anni, in quel ruolo è uno dei migliori. Pirlo è un mito però se le alternative a Pirlo sono Verratti o De Rossi, sono convinto che Valdifiori è migliore per il modo in cui gioca. Ha caratteristiche diverse rispetto a Pirlo, un campione che ha vinto tutto, magari Valdifiori ha qualcosa in più per quanto riguarda una maggiore capacità nella fase difensiva, poi è molto veloce. Un ragazzo straordinario, lo conosciamo da anni”.

Quale sarà il futuro di Sarri?
“L’idea Sarri al Milan è un’ipotesi che convince poco. Non so quanto il Milan possa puntare su un allenatore così. Sarri può allenare qualsiasi squadra in Italia però gli devono dare fiducia. L’Empoli l’ha tenuto e non l’ha esonerato dopo un inizio difficile, se uno squadra lo prende deve creare un progetto a lungo termine, in Italia però come mentalità nelle big non c’è molto tempo a disposizione per dimostrare. Non possiamo aspettarci che Sarri arrivi al Milan e vinca con giocatori improponibili, non ha la bacchetta magica”.

Saponara resterà all’Empoli?
“Questo non lo so. Con Saponara si può fare lo stesso discorso di Sarri, potrebbe giocare in qualsiasi squadra però bisogna concedergli fiducia. Lui è un giocatore straordinario però se il Milan lo prende per sbandierare il progetto giovani e poi lo mette in panchina e non chiarisce quello che potrebbe fare con lui, gli fai solo del male. Se gli dai fiducia potenzialmente può giocare in qualsiasi squadra”.

Valdifiori andrà al Napoli?
“Se Benitez resta al Napoli non so se Valdifiori possa starci, lui è un regista e non servirebbe al modulo di Benitez. Occhio anche alla Fiorentina, l’Empoli ha buoni rapporti con loro”.

Ancora stenta a crederci ancora Mirko Valdifiori. L'esordio in Nazionale contro l'Inghilterra allo Juventus Stadium è qualcosa che si riesce a metabolizzare solo dopo qualche giorno. Per adesso le emozioni sono ancora troppo vive per riuscire ad assaporarle con razionalità. Il centrocampista dell'Empoli, però, durante la conferenza stampa di quest'oggi, ha fatto un paragone fra Antonio Conte e Maurizio Sarri: "I due mister hanno più o meno le stesse idee calcistiche e questo mi ha agevolato nel compito. Entrambi mi chiedono sempre la verticalizzazione veloce verso le punte".



Non è un pesce d’aprile, albo agenti Fifa cancellato


Da oggi è in vigore la cancellazione dell’albo degli agenti Fifa, la liberalizzazione del ruolo del procuratore. Dario Canovi, avvocato, è intervenuto a Rete Sport, spiegando: “ora per essere un intermediario basta iscriversi ad una specie di elenco, ideato dai ‘geni’ dalla Federazione, basta pagargli un obolo di circa 300 €, dire di essere una persona rispettabile e si entra nel mondo del calcio dalla porta principale e si possono gestire affari milionari. Oltre che assistere un calciatore senza avere alcuna professionalità”. Gli scenari della vicenda, secondo Canovi: “tutto questo avviene dopo le recenti dichiarazioni del procuratore generale della Cassazione, che ha affermato che nello sport, ma soprattutto nel calcio, è entrata la malavita organizzata.

Qual è il sistema più facile per riciclare denaro se non fare il mediatore in affari milionari e con provvigioni libere? E tutto questo avviene su indicazione della Fifa, da quell'altro ‘genio’ di Blatter, che ha fini ben precisi, che io posso immaginare, ma non posso dire perché non voglio prendermi una querela…”. Infine, ha concluso: ”mi risulta incomprensibile come mai su questa vicenda non abbia energicamente protestato l’Associazione calciatori, perché la prima vittima di questi ‘dilettanti’, se va bene, o ‘delinquenti’, se va male, sono proprio i giocatori. Il perché di questo silenzio? Hanno forse sottovalutato il problema e hanno forse altre richieste, secondo loro più urgenti, da fare alla politica del pallone”.

L’albo degli agenti Fifa viene cancellato e da oggi chiunque può inventarsi un mestiere danaroso e in piena deregulation, ovvero trattare calciatori per conto di società, farsi pagare come intermediatore o procuratore. Se n’è parlato in Consiglio Federale, lo scorso giovedì, mentre i professionisti italiani aspettano solo la pubblicazione della nuova normativa. Di fatto, però, d’ora in poi qualsiasi persona può emulare la carriera di Mino Raiola, ex pizzaiolo e ora agente dei calciatori europei più in voga.

"La mancanza di regole può far entrare la malavita nel calcio", avverte Dario Canovi, tra i primi procuratori italiani, assieme ad Antonio Caliendo oggi presidente del Modena. "Non sono d’accordo", obietta Andrea D’Amico, procuratore da venticinque anni. "Il malaffare si può creare ovunque girino molti soldi. Si pensi per esempio alle scommesse clandestine". D’Amico è laureato in giurisprudenza e dall’avvocato Pasqualin ha ereditato i campioni Del Piero, Gattuso, Lentini, Vialli e adesso Giovinco. "Il titolo di agente Fifa garantiva solo l’abilitazione. In Italia l’hanno avuta in 1500, ma di fatto solo un centinaio esercitavano veramente il ruolo. Per noi, sono determinanti il rapporto fiduciario con il calciatore, la qualità della persona, l’esperienza e i crediti formativi, ma chiunque poteva ottenere il mandato operativo: bastava appoggiarsi a un avvocato o a un agente appunto abilitato".

Il futuro. Ora basterà iscriversi all’albo generale dei procuratori italiani sborsando poche decine di euro. "Ma serve comunque onorabilità e dunque la fedina penale pulita". Aumenteranno il loro potere, dunque, associazioni come quella degli agenti di sport, presieduta da Bruno Carpeggiani. D’altronde, in questo decennio è già emersa la figura dell’intermediatore. "Che non ha giocatori propri, però li contatta magari tramite gli agenti li offre alle società. Del resto, si può ricevere l’incarico dal club e contemporaneamente dallo stesso calciatore, con reciproco interesse, persino nel favorire la cessione di uno che faccia spazio al nuovo acquisto", spiega ancora D’Amico. Gli agenti degli sportivi, arrivano a prendere percentuali fino ad un massimo del 5% del contratto. Assieme a Tullio Tinti e a Giovanni Branchini, D’Amico è il procuratore più in vista del nostro calcio e ha uno staff di dieci persone. "Già eravamo liberi professionisti, la nuova norma ci affranca dall'inutile potestà federale e della Fifa".




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